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La storia

Un bergamasco e un libanese La loro battaglia a Londra per potersi sposare

Lui, Radames è un bergamasco che vive e lavora da anni a Londra. L'altro Tarek è libanese e vive a Beirut. Si conoscono e si amano, ma per sposarsi stanno lottando contro visti e procedure. La loro battaglia non si ferma e trova il sostegno e aiuto nella comunità bergamasca da Massimo Fabretti dell'associazione Bergamaschi nel mondo e dell'onorevole Giovanni Sanga.

Sullo sfondo c’è l’Europa e il mondo occidentale che sta, in modi diversi, riconoscendo i matrimoni gay. Ma in prima linea ci sono loro.

Persone dello stesso sesso che si trovano spesso a combattere oltre i pregiudizi, le barriere di leggi, regolamenti, disposizioni.

Questa è la storia di Radames, bergamasco che vive e lavora da anni a Londra, che nel 2010 conosce in chat Tarek, un giovane libanese. La loro amicizia virtuale ben presto cede il posto ad un altro sentimento: l’amore.

Ma è qui che iniziano i problemi. Per la Legge Libanese l’essere omosessuale è un reato, l’Articolo 534 del codice penale Libanese impone la condanna fino ad un anno di prigione, perché quei tipi di rapporti sono considerati contro le Leggi della Natura.

In Italia non c’è nessuna Legge che riconosca e tuteli le coppie omosessuali.

Dopo sette mesi di chat, i due decidono di incontrarsi ad Amsterdam, la capitale olandese. Il periodo è breve, ma intenso, l’amore trionfa su ogni Legge e barriera mentale, vola libero come un’aquila senza meta. Ma dietro ad un paradiso, c’è sempre un inferno. Tarek torna a Beirut e Radames a Londra. In Gran Bretagna, grazie ad una Legge fatta da Cameron, dopo le unioni civili sono stati approvati anche i matrimoni, il Paese ha risposto favorevolmente alle unioni gay, non ci dovrebbero essere problemi di nessun tipo, eppure per la nostra coppia qualche problema sembra esserci, proprio quando decidono di sposarsi. Tarek non può venire a Londra perché ha dei problemi familiari (con la madre e i fratelli da mantenere) e non ha il visto. Decidono di aspettare. Nel luglio 2012 chiedono di far entrare Tarek in Europa, all’European Economic Area (EEA) ovvero il mercato unico che prevede la libera circolazione delle persone tra gli stati Europei. Per un italiano residente all’estero è la normale procedura, ma la richiesta viene respinta. I due non insistono, ma si rivolgono ad un avvocato specializzato. Ci riprovano nel dicembre 2013. Andrebbe tutto bene, se questa volta non fosse l’home office (il dipartimento governativo responsabile per l’immigrazione) di Londra a rifiutare la domanda perché non riconoscono Radames e Tarek una coppia. La motivazione: “Per essere una coppia dovete vivere insieme da almeno due anni”. I due non si perdono d’animo e ricorrono di nuovo alle vie legali. Il 25 gennaio 2015 il giudice di Londra conferma e dà ragione all’amore, conferma che Tarek e Radames sono effettivamente una coppia a tutti gli effetti. Radames spiega al giudice del perché fino ad ora non sono mai riusciti a vivere insieme, non è per causa loro, ma per le leggi libanesi, per i problemi familiari e di lavoro. Anche se per loro l’obiettivo principale è uno solo: sposarsi. Nel luglio del 2014 riescono ad incontrarsi in Italia. A Bergamo, dove trascorrono due settimane insieme e dove Tarek viene accolto molto bene dalla comunità Bergamasca. Qui incontrano il dottor Massimo Fabretti, responsabile dell’associazione Bergamaschi nel mondo, l’onorevole Giovanni Sanga e monsignor Davide Pelucchi, vicario generale della Diocesi di Bergamo. Dopo la vittoria in tribunale, l’Home office ha rigettato ancora la richiesta di Radames e Tarek. Ribadendo che loro due non sono una coppia. “L’amore pare sempre essere strozzato dalle Leggi, dalla burocrazia, ma perché accade tutto questo? Che colpa ha l’amore? Nessuna, qui forse la colpa ricade solamente su alcune persone chiuse mentalmente” afferma Radames. “Io credo che l’amore sia amore uguale per tutti e che vadano rispettate tutte le forme di coppie – aggiunge – chi è l’uomo per giudicare o per misurare l’amore di una coppia? Le regole sono regole e vanno rispettate, ma come si fà ad imporre delle regole sull’amore tra due persone quando per definizione in amore non ci sono regole? I gay devono ancora lottare contro alcuni scogli, ma alla fine faranno come il mare: non si arrenderanno, il loro arcobaleno abbraccerà tutti”. I due stanno ancora lottando per il loro matrimonio. Forse questo è normale. “Di anormale ci sono solamente qualche pregiudizio e leggi strane e complesse fatte apposta per una cosa semplice e naturale come l’amore” conclude il bergamasco.

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