Bannata la presenza delle telecamere – ammesse in aula soltanto durante la lettura della sentenza – ma non la curiosità della gente. Quella arriva ovunque. La seconda udienza del processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti – il muratore di Mapello accusato di aver assassinato la tredicenne di Brembate Sopra Yara Gambirasio – era fissata per venerdì alle 10.30.
Già intorno alle 8, però, un discreto numero di persone si trovava davanti ai cancelli del Tribunale di via Borfuro a Bergamo: giornalisti e addetti ai lavori, certo, ma anche persone mosse da semplice curiosità, interesse e da un ‘pizzico’ di protagonismo.
Come Giorgio, 59 anni, venuto apposta dalla Svizzera dopo un viaggio in treno cominciato alle prime luci del mattino: "Arrivo da Balerna, un piccolo paese vicino a Chiasso. Mi trovo a Bergamo per seguire da vicino le tappe del processo. Posso definirmi un abitué. Appena ne ho l’opportunità vado a seguire in prima persona gli sviluppi giudiziari dei casi di cronaca. Mi ritengo un appassionato del genere".
O Sabino, 70 anni, dalla provincia di Milano: "Sono in pensione, questa mattina potevo starmene tranquillamente a letto e invece ho deciso di venire a Bergamo per seguire da vicino il processo. I motivi che mi hanno spinto? Curiosità e interesse. Soprattutto quello di vedere dal vivo gli attori di questa vicenda. Bossetti? Non mi sono fatto un’idea a riguardo. Sono ancora troppi i punti interrogativi da sciogliere".
"Ho seguito fin dall’inizio le vicende legate all’omicidio di Yara – spiega Erminio di Valbrembo – Dopo tutto, il paese di Brembate Sopra si trova a due passi dal mio. Mi trovo qui anche e soprattutto per questo. Certe cose pensi sempre capitino agli altri, e invece…"
"Sono Bergamasco e mi trovo qui perché questa vicenda di cronaca è accaduta nella nostra provincia – commenta Emilio, 74 anni – Le prove contro Bossetti mi sembrano schiaccianti. Se dovesse risultare colpevole, trent’anni di galera non dovrebbe negarglieli nessuno".
Di parere opposto la 60enne Adina: "Io sono innocentista. Le prove a carico di Bossetti mi sembrano tutto fuorché definitive. Mi trovo qui, fuori dal Tribunale con mio marito Gianfranco, perché volevo saperne e capirne di più. Vedere in faccia i protagonisti di questa triste vicenda. Siamo in vacanza qui sulle montagne orobiche e ne abbiamo approfittato per un giro in tribunale. Dopo tutto, storie come questa attirano fortemente l’attenzione della gente". Il marito, invece, si è fatto un’idea ben diversa della vicenda. Tanto che in via Borfuro c’è uno scambio di vedute tra i due:
Fabio Viganò
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