Il trionfo alle Universiadi per mettersi alle spalle un’annata non proprio positiva. Per Leonardo Morosini, bergamasco doc ma ormai bresciano d’adozione, la vittoria alla manifestazione sud-coreana ha avuto il dolce sapore della rivincita. Rivincita contro la sfortuna che l’ha tenuto lontano dai campi per intere settimane nell’ultima stagione, rivincita contro una sorte beffarda che ha costretto il suo Brescia alla retrocessione in Lega Pro (ripescaggi permettendo), rivincita contro chi, anni fa, non ha creduto in lui per via di quel fisico che tardava a svilupparsi nonostante una tecnica da sempre considerata sopraffina.
Lui, alle Universiadi disputate in Corea del Sud con la maglia dell’Italia, è stato uno dei grandi protagonisti: gol, assist, personalità. Non si è fatto mancare proprio niente il fantasista nato ad Alzano Lombardo il 20 ottobre del 1995, che ha sfruttato nel migliore dei modi l’importante vetrina che la manifestazione è stata per tanti giovani: "E’ stato tutto perfetto – spiega a Bergamonews Morosini, autore della rete decisiva nei quarti di finale con l’Irlanda e del gol che ha chiuso la gara in finale con la Corea del Sud -, perfetto e inaspettato. Non credevo che sarei stato tra i protagonisti di questa vittoria, però lo volevo, lo sognavo. Dedico questo trionfo alla mia famiglia (in particolare a mio fratello Tommaso) e al Brescia: se sono arrivato in Corea è stato anche grazie a questa società".
Eppure l’avventura azzurra per le Universiadi di calcio sembrava non dovesse neppure partire dal momento che, tra serie B, Lega Pro e D sembrava impossibile radunare un numero sufficiente di talenti da portare alla manifestazione. Invece, anche grazie allo splendido lavoro del ct Massimo Piscedda, il gruppo è stato costruito e "spedito" in Corea del Sud, dove ha trionfato tra lo stupore degli addetti ai lavori: "E’ stata un’esperienza bellissima, straordinaria e forse anche un po’ strana – commenta ancora Morosini -. Ci siamo trovati a Roma una settimana prima di partire, senza nemmeno conoscerci. Quasi nessuno di noi aveva idea di quale tipo di manifestazione saremmo andati a disputare. Invece, vincerla è stata un’emozione unica e indimenticabile: non ci sono parole, non ve la posso descrivere. Come ci siamo riusciti? Con impegno e sacrificio, da italiani veri".
Ed ora? Nella testa del 19enne Leonardo non c’è spazio per voli pindarici o sogni di gloria a breve termine: "Non ho grossi progetti, sono ancora molto giovane e piuttosto squilibrato – racconta il talento bergamasco -. Devo trovare la mia maturità e so con certezza che Brescia è la piazza giusta. Sono cresciuto lì, lì tutti conoscono i miei pregi e i miei limiti, le mie qualità e i miei difetti".
E un futuro a Bergamo, con la maglia dell’Atalanta? "Ora penso solo al Brescia – taglia corto Morosini -, che considero come una famiglia: non penserei mai di indossare un’altra maglia".
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