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Processo

Viaggi e vacanze: Formigoni in Aula rilascia dichiarazioni e non si fa interrogare

Rilascia dichiarazioni spontanee al processo milanese, ma rifiuta di farsi interrogare dal pm: così Roberto Formigoni, già presidente del Pirellone e oggi senatore del Nuovo centrodestra affronta l'Aula giudiziaria nel processo Maugeri che lo vede sotto accusa per viaggi e vacanze in cambio di delibere favorevoli e imputato di associazione per delinquere e corruzione insieme ad altri 11.

Rilascia dichiarazioni spontanee al processo milanese, ma rifiuta di farsi interrogare dal pm: così Roberto Formigoni, già presidente del Pirellone e oggi senatore del Nuovo centrodestra affronta l’Aula giudiziaria nel processo Maugeri che lo vede sotto accusa per viaggi e vacanze in cambio di delibere favorevoli e imputato di associazione per delinquere e corruzione insieme ad altri 11 tra i quali l’ex assessore regionale lombardo Antonio Simone e al faccendiere Pierangelo Daccò.

“La legittimità dei miei atti da presidente della Regione Lombardia è incontestabile” afferma Formigoni spiegando di non aver “mai emanato atti in favore” di alcuno e che la Procura “si è concentrata sui rapporti personali con Daccò e Simone”.

Il punto nodale su cui si basa il processo è l’ipotizzato scambio tra il senatore e gli undici altri imputati. Loro ottenevano provvedimenti ad hoc e una protezione totale nel campo della sanità; lui faceva la bella vita che la Procura di Milano definisce “altre utilità”. Ovvero viaggi e vacanze ai Caraibi, l’affitto della villa Resort ad Anguilla, “l’uso esclusivo” di uno yacht, il pagamento di spese di viaggi aerei per un totale di 18mila euro e, tra l’altro, un maxi sconto per l’acquisto di una villa ad Arzachena, in Sardegna, che era stata sequestrata l’anno scorso. Benefici, che per gli inquirenti, sarebbero iniziati dal giugno del 2007 e terminati nell’ottobre 2011 per un totale di circa 8 milioni di euro.

Formigoni in Aula rivendica la legittimità delle delibere regionali in materia sanitaria: “Tutti atti sottoposti a plurimi controlli” da parte del Tar, del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, “magistrature” che hanno sempre “dato sostanzialmente ragione a Regione Lombardia”. Eppure secondo l’ipotesi accusatoria, dalle casse della fondazione Maugeri sarebbero usciti circa 61 milioni di euro in 10 anni, soldi da cui sarebbe stata creata la provvista per concedere benefit di lusso all’ex governatore. E in cambio, appunto, attraverso l’opera dell’ex assessore Simone e del faccendiere Daccò, la fondazione avrebbe ottenuto con delibere di Giunta favorevoli, circa 200 milioni di euro di rimborsi indebiti.

Formigoni ha voluto dunque ribattere all’accusa di aver ottenuto benefit di lusso, tra cui l’uso esclusivo di yacht afermando: "Le barche erano di Daccò, che non le ha comprate per me ma per se stesso. Daccò mi invitava a bordo delle sue barche e la mia unica colpa è quella di aver accettato l’invito di un amico. Ma tra amici ci si scambiano gli scontrini, le ricevute? Io allora avrei dovuto calcolare quanto spendevo per le cene in cui era ospite a casa mia e presentargli il conto?". 

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