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Profughi nella Bergamasca, anche il centrosinistra inizia a storcere il naso

Gli ultimi arrivi sono stati gestiti dalla Provincia, gli altri hanno interessato quasi esclusivamente Comuni dal centrosinistra che, dopo il dialogo e la disponibilità iniziali, ora iniziano a storcere il naso di fronte alle decisioni della Prefettura. Gabriele Riva: "Servirebbe solo un minimo di organizzazione".

La questione profughi inizia a creare più di un malumore. Non bastava quello di leghisti e alleati, ora anche il centrosinistra bergamasco inizia a storcere il naso. Colpa delle decisioni prese nelle ultime settimane dalla Prefettura di Bergamo, costretta a fronteggiare un’emergenza nazionale vista poche altre volte in precedenza.

Oltre ai 200 in arrivo nelle prossime settimane, nell’ultimo anno sono stati ospitati nella Bergamasca circa 700 immigrati. I numeri dicono che gran parte di questi sono stati destinati in Comuni di centrosinistra: da San Paolo d’Argon a Casazza, da Bergamo a Roncobello, senza dimenticare i piccoli paesi di Valbondione, Lizzola e Botta di Sedrina guidati da liste civiche (sono quelli che ne hanno ricevuti il maggior numero) e il commissariato Filago. A questa lista va poi aggiunto il Comune di Dalmine nel quale – per il momento – ci si è fermati alla semplice polemica con tanto di doppio intervento del leader leghista Matteo Salvini: dopo la disponibilità data dall’amministrazione Alessio, Caritas e Prefettura hanno fermato il progetto a causa dei lavori troppo costosi previsti per la struttura che avrebbe dovuto ospitare i migranti.

Ai Comuni di centrodestra ne sono toccati un numero esiguo: sono gli ospiti di Martinengo, Urgnano e, in piccolissima parte, di Treviglio.

Una disparità che, dopo il dialogo e la disponibilità iniziali, ora inizia a piacere davvero poco al centrosinistra bergamasco, come confermato anche dall’ultimo caso, quello dell’arrivo dei migranti (15 in tutto) a Romano di Lombardia nonostante i dubbi e le preoccupazioni sbandierate alla stampa e al Prefetto stesso dal primo cittadino targato Pd Sebastian Nicoli: "La palestra nella quale alloggeranno non è assolutamente adatta" aveva annunciato il sindaco. Ma dalla Prefettura non è arrivato nessuno stop al progetto di accoglienza. "Prendo atto della scelta dell’autorità laddove non é nella mia potestà poter impedire che avvenga questa cosa e in questo modo che, ripeto, contesto pienamente – ha scritto il primo cittadino Nicoli sulla pagina Facebook del Comune di Romano di Lombardia -. Queste persone saranno assistite dalla Caritas diocesana che ha avuto il compito dalla Prefettura per provveder in tal senso. Non ho ancora nessuna comunicazione in merito a quando queste persone arriveranno. L’Amministrazione, ritenendo inadeguata e non dignitosa questa soluzione, si attiverà per coinvolgere il territorio (quindi anche i paesi limitrofi) per approntare soluzioni minimamente dignitose e sostenibili. Affinché si evitino inutili dibattiti sul costo dell’operazione é corretto dire che, dal punto di vista economico, questo intervento non grava in nessun modo sulle casse comunali".

A fare eco al sindaco Nicoli c’è il segretario provinciale del Pd Gabriele Riva: "Voglio sottolineare che non è mia intenzione fare polemiche inutili e dannose in questo momento tanto delicato – ha spiegato Riva -, ma ora come non mai servirebbe un minimo di organizzazione che aiuterebe tutti: Prefettura, Comuni e ospiti. Dobbiamo assolutamente uscire da questa logica che, come si può vedere, sta pesando solo da una parte, quella del centriosinistra. L’emergenza profughi non è una cosa di questi ultimi tempi ma esiste in Italia da anni, almeno da quando il leghista Maroni era ministro degli Interni. La nostra apertura all’ospitalità non è un essere buonisti a tutti i costi, ma ora è necessario capire al più presto come si possa risolvere questo problema".

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