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Medicina

Terapia farmaceutica post stent coronarici Bergamo fa scuola

Sono stati presentati al Congresso Europeo di Cardiologia Interventistica, svoltosi nei giorni scorsi a Parigi, i risultati del Registro “SAS” (The Surgery After Stenting Registry), registro multicentrico nazionale che ha valutato la fattibilità e la sicurezza nella pratica clinica delle linee guida firmate GISE-ANMCO sulla gestione della terapia antiaggregante nei pazienti portatori di stent coronarici che devono sottoporsi a un intervento chirurgico o ad una procedura endoscopica.

Sono stati presentati al Congresso Europeo di Cardiologia Interventistica, svoltosi nei giorni scorsi a Parigi, i risultati del Registro “SAS” (The Surgery After Stenting Registry), registro multicentrico nazionale che ha valutato la fattibilità e la sicurezza nella pratica clinica delle linee guida firmate GISE-ANMCO sulla gestione della terapia antiaggregante nei pazienti portatori di stent coronarici che devono sottoporsi a un intervento chirurgico o ad una procedura endoscopica.

Il Registro, promosso dalla Società Italiana di Cardiologia Invasiva (GISE) con la responsabilità affidata alla cardiologa dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Roberta Rossini, e a Stefano Savonitto, responsabile della Cardiologia di Lecco, ha dimostrato un’ottima applicabilità delle linee guida nella pratica clinica quotidiana, con un elevato profilo di sicurezza per i pazienti.

Il registro era nato sulla scia di un documento di consenso italiano e multidisciplinare, pubblicato nel 2012 sul Giornale Italiano di Cardiologia, con l’intento di fornire indicazioni sulla gestione della terapia antiaggregante in pazienti colpiti da infarto, e per questo portatori di stent coronarici, prima di un qualsiasi intervento chirurgico. Il registro ha coinvolto 19 centri italiani e 1.147 pazienti.

L’Ospedale Papa Giovanni XXIII ha partecipato attivamente, grazie al contributo di medici e infermieri dei reparti chirurgici e della Gastroenterologia 2 (per procedure endoscopiche), arruolando 127 pazienti.

“I pazienti trattati con terapia antiaggregante piastrinica, candidati a chirurgia cardiaca e non, rappresentano oggi una considerevole e crescente proporzione di pazienti – ha spiegato Roberta Rossini -. Prima del nostro lavoro nel 2012 la gestione perioperatoria della terapia antiaggregante in questi pazienti non era mai stata chiaramente definita e a prevalere erano infondate preoccupazioni per un aumentato rischio di sanguinamento, con conseguenti incaute riduzioni dei farmaci. Oggi, grazie ai dati raccolti nel registro e al lavoro di monitoraggio che abbiamo eseguito, possiamo dire invece non solo che le linee guida ora esistono, ma che sono sicure ed efficaci. L’auspicio è che un numero sempre maggiore di professionisti le applichi correttamente, in modo da scongiurare inutili rischi per i pazienti.”

A disposizione dei medici c’è l’applicazione per dispositivi mobili Stent&Surgery che consente di avere sempre a portata di mano uno strumento semplice e affidabile che fornisce indicazioni precise sul dosaggio ottimale della terapia antiaggregante da mantenere prima e dopo un intervento. Nata come iniziativa lombarda, l’impatto della ricerca ha rapidamente superato i confini nazionali, fino ad ottenere prestigiosi consensi in tutto il mondo. Il protocollo è stato anche adottato come linea guida aziendale dall’ Ospedale Papa Giovanni XXIII e da altre aziende ospedaliere italiane. E’ inoltre stato segnalato dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (AGENAS) come esempio di Buona Pratica clinica.

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