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Bergamo

Yara, a giudicare Bossetti anche 6 cittadini: ecco come si svolgerà il processo

Si preannuncia un processo lungo e ricco di colpi di scena quello che prenderà il via venerdì 3 luglio alle 9 nell'aula di assise del tribunale di via Borfuro, in cui si dovrà stabilire se il 44enne muratore di Mapello è l'autore dell'atroce delitto Gambirasio

Due giudici togati, di cui uno presidente e l’altro a latere, oltre a sei giudici popolari. Sarà composta in questo modo la corte d’assise che si troverà di fronte Massimo Giuseppe Bossetti.

Si preannuncia un processo lungo e ricco di colpi di scena quello che prenderà il via venerdì 3 luglio alle 9 nell’aula di assise del tribunale di via Borfuro a Bergamo, in cui si dovrà stabilire se il 44enne muratore di Mapello è l’autore dell’atroce delitto di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata cadavere tre mesi più tardi in un campo di Chignolo d’Isola.

Con questa pesante accusa, Bossetti è rinchiuso nel carcere di via Gleno dal 16 giugno dello scorso anno. Lunghi mesi in cui gli inquirenti hanno portato a termine le indagini sul carpentiere, concluse lo scorso 27 febbraio.

Oltre un anno di detenzione in cui il 44enne, rinviato a giudizio il 27 aprile dal Gup Ciro Iacomino con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dalle sevizie, si è sempre dichiarato innocente ed estraneo alla vicenda.

La stessa tesi che porterà avanti nel corso del processo, con il sostegno dei propri avvocati difensori Claudio Salvagni e Paolo Camporini.

Dalla parte opposta, pronto a sostenere la tesi dell’accusa, Letizia Ruggeri, il pubblico ministero che dopo un complesso lavoro di oltre tre anni è riuscita a individuare il presunto colpevole dell’omicidio Gambirasio.

Si costituiranno parte civile i genitori di Yara, Maura e Fulvio Gambirasio, oltre alla sorella Keba, nel frattempo diventata maggiorenne, sostenuti dagli avvocati Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo.

Si costituirà parte civile anche Massimo Maggioni, il collega che Bossetti aveva indicato come presunto omicida della ragazzina in uno dei primi interrogatori in carcere: un’illazione per la quale il carpentiere dovrà rispondere anche dell’accusa di calunnia.

A giudicare Bossetti sarà la corte d’assise presieduta dal giudice Antonella Bertoja, che sarà affiancato dal giudice a latere Ilaria Sanesi, e che si avvarrà della collaborazione di sei giudici popolari. Si tratta di sei cittadini bergamaschi estratti a sorte tra gli iscritti all’apposito albo, senza alcuna distinzione di sesso, di età compresa tra i 30 e i 65 anni, in possesso del diploma di licenza media inferiore per la corte d’assise.

Ci saranno anche due giudici popolari supplenti, che dovranno seguire tutto il processo, nell’eventualità della sostituzione di uno o due giudici titolari (diversamente, il processo dovrebbe ricominciare da zero, salvo improbabili consensi a continuare con un collegio diversamente costituito).

Ma cosa rischia Bossetti? Avendo rinunciato a qualsiasi rito alternativo (e con essi a possibili sconti di pena) se dovesse essere giudicato colpevole, il muratore di Mapello potrebbe essere condannato all’ergastolo. La corte potrebbe però anche condannare l’imputato escludendo l’aggravante della crudeltà, o comunque ritenere riconoscibili e prevalenti (o equivalenti) le attenuanti generiche: in questo caso la pena sarebbe trent’anni di reclusione.

In ogni caso il processo, con tutta la sua schiera di testi, dovrà terminare con la sentenza di primo grado entro novembre 2016. Diversamente, scadrebbe la misura e Bossetti tornerebbe comunque libero.

Prima ancora dell’avvio del procedimento si registra già un primo scontro tra accusa e difesa. E’ quello sulla presenza o meno in aula di telecamere per le riprese televisive. Se da una parte Bossetti e i suoi due avvocati hanno espresso il desiderio di averle, i genitori di Yara, i loro avvocati, e il pm Ruggeri le hanno negate.

Un diniego confermato dal presidente della Corte, Antonella Bertoja, che vieterà l’ingresso a fotografi e cameramen, poichè "la morte di Yara ha avuto un forte clamore ma è un fatto privato e molto doloroso per i suoi familiari. Inoltre l’imputato non è un personaggio di rilevanza pubblica, come un politico".

La pubblicità dell’udienza sarà una delle questioni preliminari che verranno presentate nell’udienza di venerdì, un appuntamento che dovrebbe essere interlocutorio e che vedrà semplicemente la presentazione delle memorie difensive che si concentreranno sulla “demolizione della prova regina”, la presenza del dna di Bossetti sul corpo della ragazzina. Tutto sarà poi rinviato al 17 luglio, per la seconda udienza già stabilita.

Ai presenti saranno requisiti cellulari e tablet, con un passaggio controllato da metal detector appositamente allestito in un corridoio del tribunale, oltre a quello consueto d’ingresso. L’esterno dell’aula sarà inoltre transennato per evitare il passaggio di curiosi.

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