Mancano pochi giorni all’inizio del processo (il 3 luglio in Corte d’Assise a Bergamo) destinato a segnare la sua vita e quella di suo marito. Marita Comi ripercorre questi lunghi mesi in cui l’uomo che ha sposato è finito in cella con la pesante accusa di aver barbaramente ucciso la piccola Yara Gambirasio.
"Massi era sorvegliato già due mesi prima che fosse arrestato. Di notte e di giorno. Attorno a casa, nei campi sul retro della palazzina o all’imbocco della strada che dalla Provinciale porta nel nostro cortile c’erano spesso due persone che chiacchieravano o fumavano. E di notte dalle finestre non li vedevamo ma capivamo che c’erano perché si facevano notare tenendo accese le sigarette". Racconta Marita Comi in un’intervista al settimanale Oggi, in edicola da mercoledì 24 giugno.
"Spesso Massi – prosegue la donna-, quando portava a passeggio i cani prima di andare a letto, a volte anche piuttosto tardi, dopo la mezzanotte, se li trovava davanti. Eravamo preoccupati, ne abbiamo parlato, ci siamo chiesti chi potessero essere, cosa facessero, cosa volessero. Abbiamo pensato a dei ladri. Mai avremmo immaginato quello che è successo due mesi dopo. Chissà perché dal 16 giugno 2014, il giorno dell’arresto di mio marito, quei due sono spariti? Più visti".
E alla domanda se seguirà tutte le udienze del processo, Marita risponde: "No. Purtroppo non potrò. Sono citata come testimone e, fino a quando non renderò la mia testimonianza, in aula non potrò entrare e stare vicina a Massi nel momento più drammatico della sua vita. E lui sentirà la mia mancanza. Mio marito è innocente ma io ho ugualmente tanta paura".
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