Poteva un’annata come quella attuale chiudersi in maniera vittoriosa? No, impossibile. Così, coerente fino alla fine, l’Atalanta archivia la sua stagione con l’ennesimo ko interno, arrendendosi di fronte a un Milan cinico che in campo ha semplicemente messo quella voglia di vincere che l’Atalanta ha avuto solo nei primi 20′. Un po’ troppo poco.
A punire i bergamaschi sono stati, forse per uno strano scherzo del destino, proprio quel Pazzini e quel Bonaventura che sotto le Mura venete hanno lasciato un pezzo di cuore. Soprattutto il talento marchigiano, applauditissimo prima e dopo il match, accolto come un figlio che torna a casa al quale non si può che dire "grazie" per quanto fatto fino alla scorsa estate, prima di passare al Milan.
Ci troviamo così a parlare di un altro ko interno, l’ottavo in campionato (peggio hanno fatto solo Cagliari, Cesena e Parma, per ora), arrivato al termine di un match che era iniziato sotto i migliori auspici: prima con la traversa di Denis, poi col gol sfiorato da Baselli e infine, al 21′, con il colpo di testa vincente dello stesso numero 16 bresciano. Poi il crollo: il pallino del gioco è passato al Milan che ha iniziato ad attaccare con decisione da tutte le parti, mettendo in crisi la difesa nerazzurra. E prima il calcio di rigore di Pazzini, poi il tap-in di Bonaventura hanno ribaltato in meno di 3′ il risultato, portando all’intervallo il Milan avanti 2-1.
Nella ripresa i bergamaschi hanno provato a pareggiare e ci sono pure andati vicini con Denis, Zappacosta e Gomez. Ma alla fine la durissima legge dell’ex ha avuto la meglio ancora una volta, e Bonaventura ha trovato il gol del 3-1, il settimo personale.
Va così in archivio una stagione sicuramente deludente che ha sì portato la salvezza, ma che ha anche lasciato tanto, tantissimo amaro in bocca a tifosi e società. Ora si stacca: è tempo di vacanze. Poi si penserà alla rivoluzione.
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