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La recensione

Il “Principe” De Gregori non smette di stupire: standing ovation al Creberg

Il cantautore romano giovedì 14 maggio ha presentato il suo "Vivavoce Tour", l'album con il quale ha rivisitato alcuni dei suoi più grandi successi in modo magistrale, regalando una serata memorabile ai bergamaschi che l'hanno ringraziato con una vera e propria ovazione.

di Luca Bassi

C’è sempre da restare sorpresi di fronte a un’esibizione di Francesco De Gregori. Che si tratti del primo concerto come del secondo, del terzo o addirittura del decimo. Il Principe, come amano definirlo i suoi fan, è uno che non si vuole annoiare e che vuole ancora divertire e far divertire. Anche a 64 anni suonati. Per questo, c’è poco di cui restare stupiti se, una volta raggiunta la propria postazione nella trepidante attesa dell’inizio dei giochi, ci si volta e si nota che la sala del teatro è tutta occupata, in ogni ordine di posto. Già, perché De Gregori anche con questo suo "Vivavoce Tour" è stato capace di vendere, di attirare. E poi di sorprendere, di commuovere, di emozionare. Lui che, con una carriera straordinaria alle spalle fatta di premi e consensi, ha scelto di mettersi in gioco nel suo profondo, rivisitando quei grandi successi che hanno fatto innamorare gli italiani e non solo, che hanno caratterizzato la storia della musica nostrana, che l’hanno reso quello che oggi è.

Ed è proprio da questo mettersi in gioco che è nato "Vivavoce", l’ultimo splendido lavoro di un artista che non ha ancora smesso di lasciare a bocca aperta. Una risposta a tanti colleghi che spinti dalla dipendenza da luci, applausi e palcoscenici, non si sono ancora arresi di fronte alla parabola che procede ormai spedita nella sua discesa, producendo musica di sempre più scarsa qualità e piegandosi alle logiche assurde di un mercato che ha nella parola "vendita" il suo unico vangelo. De Gregori invece no, col passare degli anni ha saputo restare al passo coi tempi, ha saputo cambiare il suo stile senza snaturarsi. E continuando a sorprendere.

Così, dopo il grande exploit di "Sulla strada", il Principe ha voluto fare di più e non si è accontentato di riempire gli scaffali degli autogrill con le solite raccolte da bolliti, ma ha pensato bene di rivisitare alcuni dei suoi più grandi successi. E quello che all’inizio – per i fan più storici e devoti – poteva sembrare una bestemmia, si è trasformato in breve tempo in un capolavoro da standing ovation, come quella che giovedì 14 maggio gli ha riservato il pubblico del Teatro Creberg di Bergamo. Del resto, non poteva essere altrimenti: perché è proprio questo che ti meriti, caro De Gregori, se 37 anni dopo averla partorita riesci a riproporre una canzone come "Generale" ancora più magica e bella, se sei in grado di dare un nuovo tocco astrale alla già stupenda "Alice" (e pace se per qualcuno può sembrare un sacrilegio il duetto con Ligabue), se mi trasformi in una ballata che fa alzare sulle poltroncine anche i più attempati la storica "Buonanotte fiorellino". E potremmo continuare elencando tutta la scaletta presentata al Creberg giovedì sera a giovani e meno giovani, con "La ragazza e la miniera", "Atlantide", "Pezzi", "Bell’amore", "Ti leggo nel pensiero", "La donna cannone", "Titanic", "Vai in Africa Celestino", "Sotto le stelle del Messico a trapanàr", senza dimenticare l’urlo di speranza di "Viva l’Italia", un adattamento appena modificato della sempreverde "Rimmel", la versione classica di "Buonanotte fiorellino" e la splendida cover "The future" di Leonard Cohen.

Il finale? E’ un arrivederci al 22 settembre: all’Arena di Verona De Gregori terrà un concerto-evento con il quale suonerà per la prima volta con dei nuovi arrangiamenti "Rimmel", il suo più grande capolavoro uscito nel 1975. Non esserci sarebbe un delitto.

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