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La recensione

Logan Richardson Quartet Sax e jazz innovativo di scena al Teatro Parenti fotogallery

Logan Richardson protagonista del penultimo appuntamento di “Jazz al Parenti”, accompagnato da Tony Tixier, Josh Ginsburg e Tommy Crane: caratterizzato da un approccio non convenzionale alla musica è stato designato come “una ventata d'aria fresca per la futura scena musicale”.

Al penultimo appuntamento per la rassegna "Jazz al Parenti", domenica scorsa alle 11 sul palco del teatro milanese si è esibito il Logan Richardson Quartet. Richardson, 35 anni, cresciuto a Kansas City, è uno dei più innovativi fra i giovani sassofonisti emersi nella recente scena mondiale. Caratterizzato da un approccio non convenzionale alla musica, Logan, che ha debuttato come direttore d’orchestra con un suo album nel 2007, è stato designato come "una ventata d’aria fresca per la futura scena musicale" statunitense e mondiale.

Ha saputo muoversi nella scena musicale collaborando sin dai primi anni con icone del calibro di Jay McShann, Claude "Fiddler" Williams, Nasheet Waits, Billy Hart, Joe Chambers, Jason Moran e perfezionandosi con artisti quali Max Roach e Richard Davis. Molti sono i progetti sviluppati a proprio nome in cui ha dato prova di grande maturità e brillantezza, rivolti all’esplorazione degli aspetti più sperimentali dell’espressione jazzistica abbracciando più generi. Nel 2007, Jazz Times ha definito il suo modo di suonare in questi termini: “Incisivo, multidimensionale, straordinariamente flessibile, in grado di confezionare e aggrovigliare frasi musicali in forma di imprevedibili origami”.

Recentemente è stato oggetto di apprezzamento da parte di una star internazionale come Pat Metheny che ha partecipato alla registrazione dell’ultimo progetto discografico del sassofonista di recentissima uscita. Con lui al Parenti hanno suonato tre giovani talenti della scena: il pianista francese Tony Tixier, l’eccellente contrabbassista Josh Ginsburg e Tommy Crane, uno fra i più ricercati giovani batteristi sulla scena di New York.

Un apprezzamento particolare va rivolto a Tixier, figlio delle Antille (nato meno di trent’anni fa in Martinica) già in possesso di un curriculum di spessore, avendo collaborato con dei pesi massimi come Dee Dee Bridgewater, Marcus Miller, Manu Dibango, Mc Coy Tyner, Elvin Jones, Archie Shep. Un pianista con rare qualità, dotato di un’agilità naturale del tatto che sa sprigionare improvvisazioni feline e sensuali, inventando e reinventando un linguaggio tutto suo, un modo per vivere la tastiera con entrambe le mani, senza mai essere prolisso.

Il prossimo appuntamento al Teatro Parenti è per domenica 10 maggio sempre alle 11. Si esibirà il pianista statunitense Steve Kuhn con il suo trio.

Dario Guerini

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