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Arte

Il giudizio

Formidabile e conturbante La generosa rinata Carrara che invita a ritornare fotogallery

La nostra critica d'arte Stefania Burnelli dopo i tre giorni di festa in città per la riapertura della rinnovata Accademia Carrara stende un giudizio: "E' una vetrina di lusso ma antielitaria, strizza l'occhio ai giovani, ai curiosi e persino ai renitenti dell'arte".

"Memoria e simbolo del collezionismo privato italiano", "perfetta metafora del carattere locale". Ma anche "scrigno polveroso", "galleria bigia e tristanzuola", "tetra casa degli spiriti". E, politicamente parlando, "fiore all’occhiello", ma anche "spina nel fianco" dell’amministrazione cittadina. Se ne sono lette e sentite così tante in questi sette anni, anche di inique e arbitrarie, sulla vecchia Accademia, che oggi – a lavori finiti e a nastro tagliato – urge per la città riconciliarsi con la propria memoria recente.

La nuova Carrara non splende per contrasto, per sconfessione delle sue precedenti decadi di storia. La rinnovata pinacoteca è bella e smagliante di luce sua. E’ un nuovo, moderno museo, in linea con gli aggiornati criteri museologici e insieme attento a mantenere vivo il senso e lo spirito che gli hanno infuso in duecento anni di passione per l’arte gli artefici delle sue collezioni.

La Carrara riaperta si adegua ai tempi e si mostra in grande spolvero. Fa sfoggio di sofisticati impianti luministici e di condizionamento, di pavimenti nuovi in seminato suggeriti dalla Soprintendenza, di pareti graduate in studiatissime scale di grigio, di finestre luminescenti con effetti grafici diurni e notturni, di imprevedibili alternanze di ambienti chiari e dark, di accorpamenti spettacolari di capolavori, di inedite e fresche video-animazioni d’accoglienza.

Certo, è cambiato il sapore, meno atmosfere di arcane risonanze, è cambiato il respiro delle sale, più ambienti piccoli e un solo lucernario, centrale, al piano alto, è cambiato il senso del percorso, non più dal lato mancino lungo il nobile "scalone".

Ognuno di questi mutati aspetti porta con sè un senso di rivoluzione totale, e di inevitabile disorientamento per chi della Carrara serbava e amava il gusto più intimo e, forse, unico nel suo genere.

Ma la Carrara, storico luogo di conservazione e di visione, non poteva che rinascere oggi come luogo di fruizione e ricezione al passo con standard internazionali, con le aspettative di un pubblico sempre più portato a fare confronti su grande scala, con le esigenze e i codici agili, accattivanti, della comunicazione contemporenea. Il risultato d’insieme, tra i dorati riflessi del vernissage, è formidabile e conturbante. Dopo la festa, se ne avranno più chiara misura e coscienza. Senz’altro il restyling strutturale, così come il riallestimento delle opere, coniugano con intelligente disinvoltura tradizione e innovazione, e alternano il tono e il ritmo degli spazi in modo efficace e non seriale. Anche i contenuti rinnovano l’interesse per confronto e contrasto, coniugando il percorso diacronico a una lettura per scuole e per aree regionali, consentendo, a scelta, delle full immersion monografiche o delle visioni per gioielli o per chicche.

Quanto alle critiche, a volerle fare, si possono sempre trovare. A livello logistico, lo scalone di sinistra, sacrificato a vantaggio di una scala di servizio divenuta principale, così come l’assenza di un percorso circolare (che avrebbe richiesto un intervento più invasivo) con l’obbligo di tornare sui propri passi dopo la sala 22, hanno fatto tanto discutere gli addetti ai lavori.

Tra il pubblico c’è chi lamenta didascalie scritte troppo in basso, che costringono più d’uno a piegarsi; la disposizione di quadri a due o più registri al secondo piano, che inficia una visione ideale; l’accostamento di quadri splendidi a lavori di spessore inferiore; l’adattamento a sala per mostre di cubicoli e piccoli ambienti del primo piano, come l’ex studio del conservatore Francesco Rossi, forse poco adatti a dialogare col resto.

Ma la rinata Carrara, col suo strepitoso corredo di quadri rimessi a puntino da autorevoli restauratori e il grande appeal di un edificio tornato di eloquente prestigio, è piena di energia, attraente, aperta a una platea contemporanea ed esigente. E’ una vetrina di lusso ma antielitaria, strizza l’occhio ai giovani, ai curiosi e persino ai renitenti dell’arte.

Pisanello, raffinatissimo e rutilante, apre le danze su una stele centrale in sala 1, Pellizza da Volpedo, modernissimo e struggente, congeda gli ospiti in sala 28.

In mezzo, sale scandite da sorprese ed emozioni, pause più intime, momenti più appariscenti, cabinet delle meraviglie, suggestioni scenografiche come l’Andromeda del Bernini proiettata su uno stage con affaccio sulla Scuola dell’Accademia.

Una Carrara non gelosa del suo straordinario patrimonio, ma compiaciuta della propria autorevolezza, che invita a tornare e a ritornare.

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