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Esteri

“Giovanni, ci mancherai” Cesvi ricorda cooperante ucciso da drone americano

Il cooperante italiano Giovanni Lo Porto è stato ucciso da un drone americano. L'annuncio è stato dato dagli Stati Uniti. Lo Porto era stato rapito da Al Qaeda nel gennaio 2012 in Pakistan. L'obiettivo del drone della Cia era un compound di Al Qaeda, dove Lo Porto si trovava insieme ad altri ostaggi americani.

Il cooperante italiano Giovanni Lo Porto è stato ucciso da un drone americano. L’annuncio è stato dato dagli Stati Uniti. Lo Porto era stato rapito da Al Qaeda nel gennaio 2012 in Pakistan. L’obiettivo del drone della Cia era un compound di Al Qaeda, dove Lo Porto si trovava insieme ad altri ostaggi americani. “Non ci sono parole per esprimere in modo adeguato il nostro dolore per questa terribile tragedia" ha dichiarato il presidente americano Barack Obama da Washington. "A nome degli Stati Uniti chiedo scusa a tutte le famiglie coinvolte. Come presidente e comandante in capo mi assumo la responsabilità di tutte le operazioni antiterrorismo, compresa questa", ha detto il presidente in conferenza stampa poco dopo la diffusione della notizia.

Il Cesvi, associazione umanitaria fondata a Bergamo, ricorda così Giovanni:

Tutto lo staff del Cesvi, in Italia e nel mondo, apprende con dolore e sgomento la notizia della morte di Giovanni Lo Porto, operatore umanitario rapito il 19 gennaio 2012 nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, in Pakistan. Al momento del rapimento Giovanni, 39 anni, originario di Palermo, lavorava nel sud Punjab in un progetto di emergenza dell’Ong tedesca Welthungerhilfe, partner del Cesvi nel network europeoAlliance2015, per far fronte alle gravi conseguenze causate dalle piogge monsoniche nell’estate del 2010 e del 2011. Si è appreso oggi che Giovanni è stato ucciso a gennaio, insieme a un altro ostaggio americano, durante un’operazione anti-terrorismo statunitense al confine con l’Afghanistan. La notizia è stata confermata dallo stesso presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, che si è assunto “tutta la responsabilità di queste azioni contro il terrorismo”, chiedendo scusa.

Noi vogliamo ricordare Giovanni per come lo abbiamo conosciuto negli anni in cui ha collaborato con la nostra organizzazione, in Myanmar nel 2008 e in Pakistan tra il 2010 e il 2011: un professionista serio e preparato, appassionato del suo lavoro a favore delle popolazioni più vulnerabili. “Lo ricordiamo così, circondato dalla popolazione pakistana che lui amava particolarmente e che lo amava altrettanto, mentre organizzava le squadre di lavoro per le distribuzioni o per il ripristino dei canali” – dice Pietro Fiore, operatore del Cesvi oggi impegnato in Somalia, che ha lavorato con Giovanni in Pakistan condividendo le fatiche e le soddisfazioni quotidiane – “Per noi che restiamo, l’impegno per costruire un mondo più giusto continua, adesso più di prima, affinché il sacrificio di Giovanni non sia stato inutile”.

Per oltre tre anni, durante il rapimento, abbiamo osservato la regola del silenzio suggerita dalla diplomazia europea, mentre pensavamo a Giovanni – uomo di pace – capace di sopravvivere alla prigionia. Speranze spezzate nel modo più assurdo. Giovanni è stato molto più di un collega, ha condiviso con noi un pezzo di strada. Ci stringiamo, increduli e commossi, alla sua famiglia e a tutti i suoi amici e familiari.

Ciao Giovanni, ci mancherai

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