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L'interrogatorio

Delitto del rom a Calcio Costelli: “Volevo spaventarli Lasciavano immondizia”

Anche davanti al Giudice per indagini preliminari, Roberto Costelli ha confessato il delitto di Roberto Pantic, il rom padre di 10 figli ucciso nella notte del 21 febbraio: "Volevo farli andare via, mi toccava pulire i loro rifiuti"

 "Volevo spaventare i Pantic per farli andare via, lasciavano troppa immondizia". Anche davanti al Giudice per indagini preliminari Alberto Viti, Roberto Costelli (nella foto a sinistra) ha confessato il delitto di Roberto Pantic. Il gip aveva già firmato nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario, dopo la confessione fornita un paio d’ore dopo l’arresto.

Giovedì pomeriggio, poi, l’interrogatorio di garanzia. Un racconto freddo quello del 39enne di Calcio, che non ha mostrato alcun segno di pentimento per la sparatoria delle 2.30 di sabato 21 febbraio.

Una notte di follia in cui ha esploso con la sua Taurus 357, sette colpi di pistola contro i due camper posteggiati lungo una strada di campagna che porta alla località Ponte Gobbo (Put Gob), in cui dormiva Pantic con la moglie e i dieci figli. Sei proiettili hanno raggiunto il camper più grande, quello in cui dormivano i bambini, ma senza provocare feriti. Uno, invece, ha raggiunto il rom di 42 anni alla testa, uccidendolo. 

"Lasciavano immondizia ovunque quegli zingari, e io dovevo ripulire ciò che abbandonavano – il racconto del 39enne rinchiuso nel carcere di Bergamo – . Sono un ecologista, un grande amante della natura, e non mi andava giù quella situazione. Avevano addirittura gettato alcune biciclette nel canale e avevano rubato alcuni sgabelli di legno dove noi ci sedevamo per giocare a carte. Allora ho pensato di dar loro una lezione. Non volevo uccidere, ma solo spaventarli per farli andare via da quel posto. Magari sparandogli alle gomme dei camper. Ma qualcosa è andato storto e ho sbagliato mira".

Un raid pianificato in precedenza quello di Costelli, che quella sera aveva preso parte a una festa di Carnevale al Lokomotiv, un locale poco distante dalla strada in cui erano posteggiati i camper dei Pantic: "Mi ero portato la pistola da casa prima di uscire. Di solito non lo faccio. Ho passato la serata al bar con gli amici. Mi ero travestito da cardinale. Ho fumato una canna che mi ero portato da casa e ho bevuto tre birre medie. Ma non ero fuori. Verso le due ho lasciato la festa. Sono salito in macchina, ho tolto la tonaca da cardinale e mi sono diretto verso la zona dei camper. Ho parcheggiato a una ventina di metri di distanza e da lì con la mia pistola ho sparato una serie di colpi contro i mezzi parcheggiati.

 Ricordo che pioveva in modo copioso quella notte. Poi sono risalito in auto e sono andato a casa a dormire".

L’ex carpentiere, che viveva con i suoi genitori anziani in una villetta in via don Ultimo Mangora e come professione curava la madre malata, ha scoperto solo qualche giorno dopo che aveva ucciso Roberto Pantic (nella foto a sinistra): "L’ho saputo il mercoledì successivo, quando la notizia è stata diffusa dai giornali. Mi sono allarmato, più che per la vittima per me stesso. Ho nascosto la pistola con cui avevo sparato nel camino di casa. Prima di venire a conoscenza che Pantic era morto, il lunedì pomeriggio mi sono anche recato sul posto insieme a un amico per ripulire l’immondizia che avevano lasciato prima di partire".

In ogni caso, Costelli, che stava frequentando un corso per diventare guardia forestale, rifiuta le accuse di razzismo: "Non sono assolutamente razzista, tanto è vero che ho avuto colleghi di lavoro stranieri e ho diversi amici extracomunitari. Ma volevo mandare via quella famiglia che sporcava. Spaventarli. Invece ho sbagliato mira. Ho fatto una cazzata".

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