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A presezzo

In arrivo le acrobazie delle periferia di Parigi: Parkour Project – Video fotogallery

A Presezzo sta decollando l’associazione sportiva dilettantistica “Praesidium Parkour Project”. Si tratta di una nuova realtà sociale, impegnata per la diffusione del parkour, disciplina nata negli anni Novanta nella periferia di Parigi.

Le acrobazie del parkour sbarcano in Bergamasca. In una società, come quella attuale, in cui solitamente si fa poco movimento, ecco che dalla Francia arriva una carica di novità, creatività ed energia.

Una disciplina “giovane”, nata nella periferia di Parigi negli anni Novanta, ma in poco tempo si è espansa in tutto il mondo. A praticarla è un numero crescente di persone, che si allenano nell’eseguire percorsi superando qualsiasi genere di ostacolo vi sia presente, adattando il proprio corpo all’ambiente circostante, naturale o urbano, attraverso volteggi e salti, ma anche equilibrio, scalate o arrampicate.

La scelta dei movimenti è libera e può essere animata dalla ricerca dell’efficienza per raggiungere rapidamente un punto-obiettivo del percorso oppure della bellezza estetica degli spostamenti, come avviene nel free-running e in alcune varianti del parkour. Per diffondere entrambe le sfumature di questo universo, a Presezzo, è nata l’associazione sportiva dilettantistica “Praesidium Parkour Project”.

Si tratta di una nuova realtà sociale, costituita nel settembre 2014 da tre giovani bergamaschi che ormai da diversi anni praticano quest’”arte del movimento”: Livio Facheris (attuale presidente), suo fratello Enrico e Flavio Monti (segretario), che compongono il consiglio direttivo. Ad affiancarli, in questo percorso, ci sono due istruttori, Nicola Cavallazzi e Marco Bellia, che offrono al gruppo il proprio contributo di esperienza.

Bergamonews ha intervistato Flavio Monti, socio fondatore di “Praesidium Parkour Project” per conoscere meglio la sua passione per questa disciplina e avere informazioni sull’attività dell’associazione.

Perché ha scelto di dedicarsi proprio al parkour?

L’aspetto che mi ha conquistato del parkour è la sua straordinaria semplicità, il fatto che consenta di divertirsi con poco, senza agonismo né competizione se non con se stessi: per praticarlo non servono altro che il proprio corpo e degli ostacoli. Non è casuale il fatto che sia nato in un contesto urbano povero, nella periferia parigina, negli anni Novanta e poi, man mano, ha cominciato a diffondersi in tutto il mondo. Ed è proprio la sua povertà ad essere una grande ricchezza, consentendo all’individuo di esprimersi e di mettersi in gioco.

In che modo?

Allenarsi permette a chi pratica parkour di trovare un equilibrio tra corpo e mente, rendendo funzionale, fluido e sicuro ogni movimento effettuato per affrontare un ostacolo. È il corpo stesso che si adatta all’ambiente esterno e ognuno fa propria la scelta dei movimenti: per questo, si utilizzano modalità di allenamento personalizzate, abbinando lavoro del singolo e attività aggregativa in gruppo. La soddisfazione che si prova superando un ostacolo, fisico o mentale che sia, diventa un prezioso insegnamento per tutti i traguardi che si affrontano nella vita di ogni giorno. Per questo, si può dire che sia utile per tutte le persone, anzi chi ha maggiori difficoltà fisiche potrebbe trarne maggior beneficio.

E non ha paura nell’effettuare le acrobazie del parkour?

No, perché praticare parkour significa esplorare i propri limiti e allo stesso tempo rendersene conto. Quest’arte dello spostamento è “un’arte di libertà”, sia fisica sia mentale, che consente all’individuo di esprimersi ma anche di avere una maggiore percezione dello spazio circostante. E gli allenamenti vengono effettuati con un’adeguata gradualità, partendo da piccoli ostacoli. A questo proposito, colgo l’occasione per spazzare via uno stereotipo piuttosto diffuso legato al parkour, frutto di una scarsa conoscenza di cosa in realtà sia questa disciplina: gli atleti che la praticano non si gettano dai tetti, perché quella sarebbe follia.

Per concludere, ci dia qualche informazione su “Praesidium Parkour Project".

L’associazione è nata nel settembre 2014 da me insieme ad altri due ragazzi: Livio Facheris, presidente del gruppo, e suo fratello Enrico. A dare un notevole contributo in questo percorso, poi, è l’esperienza di Nicola Cavallazzi e Marco Bellia. Grazie alla collaborazione di tutti il gruppo si è costituito in associazione sportiva dilettantistica e si è adoperato per aprire “Triple P”, a Presezzo in via Olimpia, 3. È il primo parkour park di Bergamo, in collaborazione con la Polisportiva di Presezzo. Si tratta di uno spazio ad-hoc per l’allenamento e il miglioramento tecnico, anche se è un punto di partenza per poi praticare la disciplina all’esterno, in coerenza con i suoi principi ispiratori.

E quali progetti ha l’associazione per il prossimo futuro?

Stiamo ultimando la sistemazione del parco: lo abbiamo allestito noi, contando sulle nostre forze, con tanto impegno e sacrifici, ed è motivo di grande soddisfazione. Tra un paio di settimane dovrebbe essere pronto ed entrare in funzione. Lo utilizzeremo come spazio in cui chiunque voglia cimentarsi nel parkour possa provare a farlo, ma anche per tenere corsi e allenamenti, mentre d’inverno le stesse attività e servizi si svolgeranno in palestra. In pochi mesi, l’associazione ha registrato una trentina di iscritti, tra atleti e semplici sostenitori, ma ha enormi potenzialità e confidiamo che nel tempo non possa che aumentare il numero di persone che si lasciano contagiare da questa passione.

Per avere ulteriori informazioni è possibile consultare il sito internet www.3park.it, chiamare il numero 3425295771 oppure accedere alla pagina Facebook “Praesidium Parkour Project”.

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