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La recensione

“Une nouvelle amie” Pasticciato e superficiale Un’occasione sprecata

L'anteprima nazionale di “Une nouvelle amie” di Francois Ozon è purtroppo un'occasione sprecata per parlare con realismo e profondità di desiderio, amicizia e omosessualità: film pasticciato e superficiale.

Il BFM 2015 volge al termine. Dopo una settimana di cinema di qualità a tutte le ore e in tanti modi diversi, di vitalità nel centro città attorno a Auditorium, Cinema S. Marco e Cinema Capitol, sarà dura non avere crisi d’astinenza… ma il Bergamo Film Meeting non finisce con la mostra concorso e ci accompagna durante la settimana prossima verso il Bergamo Jazz Festival.

Domenica sera in Auditorium dopo la proiezione di “Ventesimo secolo” di Howard Hawks, stupenda commedia del 1934 dalla sceneggiatura e dal ritmo impeccabile, sono stati premiati i vincitori della mostra concorso che ha come giuria il pubblico presente ogni sera in sala.

E’ seguita l’anteprima nazionale di “Une nouvelle amie” di Francois Ozon (Francia, 2014), purtroppo un’occasione sprecata per parlare con realismo e profondità di desiderio, amicizia, omosessualità.

Lo spunto del soggetto è il desiderio irrefrenabile di vestirsi da donna di David -appena rimasto vedovo e padre di una bimba di sei mesi- che egli rivela a Claire, la migliore amica della moglie. Un segreto che condivideva solo con la moglie Laura, un desiderio che torna a farsi sentire prepotentemente dopo la morte di lei fino a spingerlo a creare un alterego femminile, Virginia. Claire ha promesso a Laura di occuparsi del marito e della figlia, perciò condivide il segreto di David cercando di alleviare il suo dolore e il proprio, giacchè Virginia diventa per entrambi una sorta di surrogato di Laura. Fin qui saremmo nell’ambito della riflessione sull’amicizia e complicità -tra donne, tra uomo e donna- sul lutto e sul desiderio, sull’istanza di travestimento disgiunta o meno dall’omosessualità.

Ma il film si avvita invece in un melodramma non realistico in cui Claire -che ha un marito bello, buono, affettuoso e comprensivo con cui va d’accordo- si sente attratta da Virginia (era forse anche attratta da Laura?) e David – che ha sempre dichiarato di non essere attratto dagli uomini – è attratto da Claire, anche se la incontra e ci va a letto vestendo gli abiti di Virginia. Claire si sfila da sotto le lenzuola quando arriva al “dunque”, perché, dice, quel “dunque” gli ricorda che Virginia è un uomo; David-Virginia lascia l’hotel sconvolto, viene investito da un’auto e finisce in coma. Sarà solo la costanza di Claire, che continua a rivolgersi a lui come Virginia, e lo veste e lo trucca come Virginia, a farlo risvegliare.

David torna alla vita come Virginia, sembra suggerire Ozon. E che succede? Sette anni dopo, fuori da scuola a prendere la piccola Lucie ormai cresciuta, troviamo Virginia (regolarmente con parrucca, tacchi a spillo e trucco) che tiene per mano Claire, incinta! Di chi? Ah bah, direbbero i francesi, et qui s’en fou? L’importante è che sono felici. Forse lui è etero e ama vestirsi da donna e lei è omosessuale e ha trovato in lui un modo per amare una donna senza dover rinunciare a essere madre. Forse invece Claire è incinta del bravo marito -che nel frattempo aveva dimostrato di essere l’unico a occuparsi con piacere della bebè e di maturare il desiderio di avere figli- ed è semplicemente amica di David-Virginia che finalmente vive alla luce del sole la sua passione per il travestimento.

Forse Ozon vuole dirci che l’omosessualità è latente in ognuno di noi? Che le dimostrazioni più plateali di travestimento non necessariamente sono dimostrazioni di omosessualità e che una vita matrimoniale regolare non è necessariamente indice di eterosessualità? Non sono certo novità e per portarle all’attenzione del pubblico questo film pasticciato e superficiale non è utile.

Irrita soprattutto la cornice non realistica in cui tutte queste sfumature non hanno alcun riflesso nella vita vera, fatta di ville e spider e tate e shopping, in cui la bimba è una bambola che passa di mano in mano e i suoceri di David all’ospedale si interrogano in modo ridicolo sul suo abbigliamento: forse andava a una festa in maschera? Ma alle due del pomeriggio?

Ozon non si fa mancare nulla, un’incursione di Virginia e Claire in un locale gay, una vestizione necrofila della sposa defunta (opposta e simmetrica alla vestizione che riporterà Virginia in vita), sottolineature di trasformismi attraverso il trucco di bocca e occhi fin dalla prima inquadratura, ma tutto è confuso e inconsistente e il pensiero corre a Pedro Almodovar, capace di unire melodramma, ambiguità e arguzia per fare arrivare chiari e forti sofferenze e sentimenti veri.

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