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33° bfm - la recensione

“Loreak”, i fiori come punteggiatura per leggere la vita

“Loreak” (“Fiori” in lingua basca) dei registi baschi Jon Garano e José Mari Goenaga legano nella trama della pellicola, presentata al 33° Bergamo Film Meeting, tre donne. Sono il pretesto per la vicenda e suggeriscono una punteggiatura alla vita che può cambiarne la lettura stessa.

“Loreak” (“Fiori” in lingua basca) dei registi baschi Jon Garano e José Mari Goenaga, è stato proiettato alla presenza di una delle attrici protagoniste, Itziar Aizpuru (Tere), validissima interprete insieme alle colleghe Nagore Aranburu (Ane) e Itziar Ituno (Lourdes).

I fiori – o meglio l’atto di riceverli e donarli – e la loro relazione con lo stesso uomo, Benat, legano queste tre figure femminili. Il placido Benat lavora come gruista in un cantiere, dall’alto guarda il piccolo mondo sotto di lui e spinge lo sguardo lontano grazie a un piccolo binocolo, guarda le pecore al pascolo e i colleghi al lavoro, ama i fiori che coltiva a casa sul balcone.

Ane è una sua collega, compassata e introversa, Tere è la madre assai fiera e combattiva, in costante dialettica con Lourdes, che è la sua passionale e iraconda compagna.

Quando Benat muore in un incidente d’auto le tre donne soffrono in modo molto diverso la sua scomparsa e col tempo entrano tra loro in relazione a causa dei misteriosi fiori che vengono lasciati per anni sul luogo dell’incidente. Sebbene la trama appaia un po’ forzata, arricchita di simboli (come la pecora che si riferisce a Benat) non troppo giustificati e un po’ compiaciuti, di ambiguità non sciolte (chi mandava i fiori a Ane?) e di risoluzioni non spiegate (Ane che ritrova la serenità col proprio compagno, Lourdes che decide di riappacificarsi con la suocera) la storia ha un andamento narrativo interessante.

I fiori del titolo sono il pretesto per la vicenda e suggeriscono una punteggiatura alla vita che può cambiarne la lettura stessa. Il pubblico, nonostante l’ambiguità imperante nel film, è sembrato gradire.

Paola Suardi

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