Nei colloqui in carcare tra Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso la tredicenne Yara Gambirasio, e la moglie Marita Comi emergono i primi dubbi della donna nei confronti del carpentiere di Mapello che fin qui la compagna della vita ha sempre difeso.
"Tu eri lì – avrebbe urlato Marita Comi al marito riportando quanto le telecamere hanno verificato e cioè che il furngone di Bossetti si è aggirato dalle parti della palestra in cui la piccola ginnasta di Brembate di Sopra si allenava -. Non puoi girare lì tre quarti d’ora, a meno che non aspettavi qualcuno".
Il colloquio intercettato fa parte delle oltre cinquantamila pagine che contengono tutti i dati dell’indagine conclusa formalmente dal pm Letizia Ruggeri. Qui emerge anche un particolare finora inedito: un’ora dopo la scomparsa di Yara, il 26 novembre 2010, alle 19.50, Bossetti passò di nuovo davanti alla palestra. Questo di fatto smentisce le dichiarazioni del presunto killer e cioè che aveva percorso quella strada tornando a casa dal lavoro, che finiva alle 18.
Quello del 4 dicembre 2014 è un colloquio teso tra marito e moglie, mentre una cimice registra tutto. "Quella sera lì ti ricordi cos’hai fatto?" chiede Marita a Massimo. Bossetti risponde: "Secondo te mi ricordo?".
Lei gli ricorda che il periodo del rapimento di Yara per loro due era un momento di crisi coniugale: "Quei giorni eravamo arrabbiati". E Bossetti: "Ah, non mi parlavi". Lei: "Questo me lo ricordo! Non gliel’ho detto".
E ancora: "Non mi hai mai detto che cosa hai fatto quella sera! Quel giorno, quella sera. Io non mi ricordo a che ora sei venuto a casa, non mi ricordo".
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