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Lo studio

Scuola, a Bergamo il 18% degli studenti la abbandona Più alternanza col lavoro

Bergamo è tra i primi territori abitati da Neet ma, allo stesso tempo, tra le scuole più attive nella cosiddetta formazione duale, cioè istituti nei quali si pratica la conoscenza con il mondo del lavoro: al 18% il tasso di abbandono scolastico, il 60% degli studenti ha avuto esperienze di stage o di alternanza scuola-lavoro.

La scuola di Bergamo vive un presente schizofrenico: un’alta percentuale di abbandoni e una forte componente di alternanza scuola – lavoro. I dati provinciali enunciati dalla Cisl Scuola piazzano Bergamo tra i primi territori abitati da Neet, ma anche tra le scuole più attive nella cosiddetta “formazione duale”, cioè istituti nei quali si pratica la conoscenza con il mondo del lavoro.

Per quanto riguarda i Neet, la nostra provincia ne conta poco meno di 30 mila. Le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro sono acuite da un’altra piaga: il tasso di abbandono scolastico pari a circa 18% (contro una media europea del 13%). Bergamo, da questo punto di vista, ha sempre avuto un tasso di abbandono tra i più elevati, anche per una situazione economica abbastanza florida e un tasso di disoccupazione vicino allo zero. “Paradossalmente, quindi, un indicatore negativo (l’abbandono degli studi) era mitigato da una situazione positiva”.

Per l’alternanza scuola – lavoro, la rete scolastica bergamasca comprende numerose scuole che attuano la formazione duale, attuando stage formativi all’esterno e incontri all’interno degli istituti. Il 60% degli studenti bergamaschi ha avuto esperienze di stage o di alternanza. 400 ragazzi lo scorso anno hanno partecipato a iniziative di Erasmus plus; in quasi tutte le scuole provinciali si tengono esami per l’approfondimento delle lingue straniere. E in questa situazione, “l’età media dei docenti supera i 50 anni, con tutto ciò che comporta dal punto di vista dell’adeguatezza alle nuove tecnologie e indicazioni didattiche”.

La Cisl Scuola di Bergamo, nei mesi scorsi, ha sottoposto a un campione rappresentativo di docenti e personale ATA della provincia un questionario sui temi inerenti il contratto, la normativa e le proposte del Governo contenute nel documento “La Buona Scuola”.

Sono stati distribuiti 1.800 questionari a un campione rappresentativo di lavoratori della scuola di diversi ordini.

“Ogni giorno che passa – ha sottolineato Salvo Inglima, segretario generale della Cisl Scuola di Bergamo – appare sempre più chiaro che la proposta del governo sulla scuola è una colossale presa in giro. Nessuna soluzione vera per i precari; gli scatti di anzianità tolti, con il risultato di diminuire seccamente le retribuzioni, già oggi tra le più basse d’Europa; personale ATA penalizzato come tutto il comparto dal reiterato blocco dei contratti e dalla manomissione di intese contrattuali, come quelle sulle posizioni economiche. La presunzione di un governo che sistematicamente rifiuta il confronto vero col mondo della scuola, sostituendolo con sondaggi e spot a valenza esclusivamente mediatica rischia di produrre ulteriori danni al nostro sistema scolastico, che in questi anni ne ha già subito troppi. La scuola è una cosa seria, non la si trasformi in un palcoscenico per esibizionismi privi di senso e di valore”.

Sulla stessa onda le risposte degli operatori della scuola della provincia di Bergamo, che partecipando attivamente alla ricerca hanno voluto far sentire in modo chiaro e forte la loro voce, le loro aspettative, le loro preoccupazioni.

Il campione, rappresentativo di tutte le categorie professionali, ha avuto l’occasione di esprimere delle controproposte su temi molto complessi e di grande rilevanza sociale ed economica come il rinnovo contrattuale, il nuovo sistema meritocratico di progressione di carriera, la riforma dei cicli scolastici, l’organico funzionale, i sistemi di reclutamento, e sistema pensionistico.

Il personale della scuola Bergamasca ha dimostrato piena consapevolezza della grave situazione economico-sociale del paese e pur mostrandosi disponibile alla ricerca di soluzioni eque e credibili ha lanciato un grido di allarme sulle difficoltà quotidiane che accompagnano il prezioso lavoro d’aula, rivendicando la restituzione del riconoscimento sociale agli insegnanti, maggiori riconoscimenti economici e professionali, auspicando una razionalizzazione degli adempimenti burocratici e, nella fase terminale della carriera, chiede una maggiore flessibilità in uscita senza eccessive penalizzazioni.

Tra le proposte che spiccano nell’indagine bergamasca, la richiesta di una staffetta generazionale nella scuola, con i “vecchi” docenti disponibili a part time o trasferimenti in altre amministrazioni pubbliche, e la richiesta, sottoscritta dall’83% dei docenti bergamaschi, di realizzare in provincia una variante del modello formativo duale tedesco.

“La buona scuola – ha detto ancora Inglima – esiste già ed è fatta di tante buone pratiche educative di chi quotidianamente opera all’interno della scuola. La buona scuola è partecipazione. In particolare, Cisl Scuola di Bergamo è riuscita nell’impresa di presentare le liste in tutte le 141 scuole presenti sul territorio In Lombardia – sottolinea orgogliosamente il segretario generale – solo tre province hanno avuto questo successo (Bergamo, Sondrio e Monza), con 392 candidati, 107 uomini e 285 donne”.

“Quello per le RSU della scuola, è un grande appuntamento di democrazia che basterebbe da solo a fare giustizia di qualche infelice battuta sulla rappresentatività del sindacato. Al nostro premier vorremmo ricordare che nel 2012 partecipò al voto l’80% del personale scolastico, che si espresse a larghissima maggioranza di consensi (oltre il 70%) per le organizzazioni confederali”.

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