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Grande Guerra, pillola 47 L’inferno freddo: seconda battaglia dei laghi Masuri fotogallery

La seconda battaglia dei Laghi Masuri, iniziata il 7 febbraio del 1915 sotto la sferza di un terribile vento gelido, rappresentò il primo tentativo austrogermanico di mettere la parola fine al conflitto sul fronte orientale cercando di trasformare la guerra degli imperi centrali da bipolare a monopolare.

di Marco Cimmino

La seconda battaglia dei Laghi Masuri, iniziata il 7 febbraio del 1915 sotto la sferza di un terribile vento gelido, rappresentò il primo tentativo austrogermanico di mettere la parola fine al conflitto sul fronte orientale: fu, insomma, il primo di molti tentativi di trasformare la guerra degli imperi centrali da bipolare a monopolare.

L’esercito zarista era, evidentemente, il più debole, insieme a quello austroungarico, tra i contendenti: sconfiggerlo in una manovra decisiva avrebbe significato, per l’OK tedesco, poter impostare una guerra completamente diversa sul fronte occidentale, che era, in definitiva, il vero obiettivo del conflitto. Hindenburg intendeva aggirare le posizioni nemiche nella Polonia centrale e respingere i russi fino alla Vistola: per far questo, però, gli occorrevano ingenti forze, che il responsabile del comando germanico, Von Falkenhayn era ben poco propenso a concedergli, essendo egli decisamente convinto che ogni energia disponibile andasse indirizzata verso ovest, dove si sarebbe risolta la guerra.

Falkenhayn, alla fine, acconsentì all’operazione, più in chiave politica che militare: molti paesi, soprattutto balcanici (ma non dimentichiamoci l’Italia), erano sul punto di schierarsi apertamente nel conflitto e un deciso successo tedesco a est li avrebbe decisi per l’intervento al fianco dell’Alleanza. Così, Hindenburg potè schierare due armate, l’8a e la 10a, in Prussia orientale, contro la 10a armata russa del generale Sievers, schierata a nord dei laghi Masuri. I tedeschi avrebbero dovuto attraversare la zona dei laghi, muovendo a nord e a sud della Linea Angerapp, e sorprendendo l’avversario.

L’attacco, in effetti, colse di sorpresa Sievers: l’8a armata germanica, a sud, sfondò le linee russe ed avanzò per più di 100 km in una settimana, in mezzo ad una terribile tempesta di vento e neve. Il 9 febbraio, anche la 10a armata lanciò le sue 8 divisioni contro il fianco destro dei russi in ripiegamento, attaccando da nord. Fu l’eroica resistenza del XX corpo del generale Bulgakov nella foresta di Augustow che impedì alla tenaglia germanica di chiudersi intorno alla 10a armata russa: Bulgakov resistette fino all’annientamento della sua unità, trattenendo i nemici per una decina di giorni, che bastarono a porre in salvo, sia pure in grave disordine, i resti degli altri 3 corpi d’armata russi.

Quando, il 21 febbraio, il XX corpo finalmente si arrese, in pratica il ripiegamento era stato iniziato da una settimana. I russi persero nei combattimenti 56.000 uomini, a fronte di perdite tedesche pressochè insignificanti: il vicecomandante di Hindenburg, Ludendorff, annunciò, in compenso, la cattura di circa 100.000 prigionieri, forse un tantino eccessiva. Questo annuncio va letto proprio in quella chiave propagandistica nella quale andrebbe inquadrata tutta la battaglia: una sorta di invito ai neutrali a non perdere tempo.

Ai margini dello scontro principale, ormai praticamente esaurito, ci fu una controffensiva della 12a armata russa (Von Plehve) contro il fianco destro tedesco, che, il 22 febbraio, spense ogni velleità offensiva germanica. Anche nei Carpazi, un attacco austrotedesco venne arginato abbastanza agevolmente, tra febbraio e marzo 1915. La speranza degli imperi centrali di risolvere con un unico colpo di mano il conflitto ad est era, dunque, destinata a svanire, come, d’altronde, tutte le speranze riguardanti una guerra breve e, tutto sommato, relativamente semplice.

La Russia avrebbe dato ancora molti fastidi agli avversari, fino al 1917 e alla stagione delle rivoluzioni.

Nella prossima pillola ci concentreremo su quanto, nel frattempo, era successo in Galizia e nei Carpazi all’esercito austroungarico: l’avanzata russa, la tragedia dei Carpazi, l’assedio della fortezza di Przemysl e la sua resa dopo 133 giorni, il 22 marzo del 1915, sono il corollario inevitabile di quanto finora spiegato sulla guerra ad est. Senza contare che, come vedremo, si tratta di eventi che avrebbero finito per riguardarci molto da vicino.

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