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La recensione

The Imitation Game Nel gioco della vita l’eroe cela se stesso

Un film ben costruito e coinvolgente che ci istruisce su un uomo che con la sua creazione ha abbreviato - secondo gli storici - la Seconda Guerra Mondiale di almeno due anni, questo il giudizio del nostro critico Francesco Parisini.

Titolo: The Imitation Game;

Regia: Morten Tyldum;

Genere: Biografico;

Durata: 113 minuti;

Interpreti: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Matthew Goode, Mark Strong, Rory Kinnear;

Voto: 7;

Attualmente in visione: Capitol Multisala.

 

Nella Manchester dei primi Anni Cinquanta Alan Turing, un docente di Cambridge e brillante matematico, viene arrestato per aver commesso “atti osceni”, ovvero perché omosessuale. Durante l’interrogatorio Alan si racconta, riportando alla luce il suo ruolo (assolutamente top secret) durante la Seconda Guerra Mondiale.

Insieme ad altri brillanti matematici, crittografi e campioni di scacchi, il professor Turing cercava di decodificare Enigma, il codice usato dai nazisti per comunicare ogni spostamento militare e piano d’attacco. Enigma risulta però impossibile da risolvere per la mente umana, soprattutto perché ogni giorno viene modificato.

Alan Turing decide dunque di creare una macchina che riesca a calcolare tutte le possibili combinazioni di Enigma, in modo da decodificare i messaggi nazisti e far vincere la guerra agli Alleati. Questa macchina, nel tempo modificata e migliorata, viene oggi chiamata da tutti noi “computer”.

Il regista Morten Tyldum ci racconta con questo film la storia di un eroe che ha agito nell’ombra, costretto a celare la sua vera identità sia per ragioni di sicurezza di stato sia perché considerato “diverso” dalla società.

La sua incapacità di relazionarsi con gli altri e la sua inclinazione sessuale lo portano ad essere il perfetto esempio di emarginato in una società conservatrice e conformista. Benedict Cumberbatch riesce magistralmente a mostrarci le insicurezze e le paure di un individuo incapace di amalgamarsi nella sua società e di capire quel linguaggio in codice con cui le persone parlano ogni giorno, con sorrisi, battute e sguardi.

La singolarità di Alan è però la sua forza, sentendosi diverso e pensando diversamente è convinto di poter fare l’impossibile, anche per cercare di affermarsi in un mondo a lui ostile. La regia di Morten Tyldum riesce ad intrecciare senza fare confusione tre diverse linee temporali che ci permettono di assistere ad una descrizione a tutto tondo del dottor Turing, nell’infanzia, nel momento massimo della sua carriera e negli ultimi anni di vita.

The Imitation Game pur non essendo un capolavoro risulta essere un film ben costruito e coinvolgente che ci istruisce su un uomo che con la sua creazione ha abbreviato (secondo gli storici) la Seconda Guerra Mondiale di almeno due anni, trascinato dall’interpretazione puntuale e mai esagerata di Benedict Cumberbatch, attore (diventato famoso grazie alla serie televisiva Sherlock) che con questo film mira alla candidatura all’Oscar.

Francesco Parisini

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