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Bergamo

Presepe vietato a scuola: “L’amministrazione prenda posizione”

Il caso del presepe vietato all'istituto De Amicis alla Celadina di Bergamo, approda a Palazzo Frizzoni: Andrea Tremaglia, capogruppo di Fratelli d'Italia e Alberto Ribolla, capogruppo della Lega Nord chiedono un intervento della Giunta. E Alessandra Gallone, Forza Italia, rincara la dose: cosa ne pensa l'Ufficio scolastico?

Il caso del presepe vietato all’istituto De Amicis alla Celadina di Bergamo, approda a Palazzo Frizzoni: Andrea Tremaglia, capogruppo di Fratelli d’Italia e Alberto Ribolla, capogruppo della Lega Nord infatti commentano: "Siamo alla solita e scontata fiera della superficialità e del laicismo della quale le vere vittime sono le nostre tradizioni e il buon senso. Ricordiamo che già nel 2011 la Corte di Giustizia Europea ha precisato rispetto al crocefisso – elemento ben più identificabile del presepe – che ‘la sua presenza nelle aule scolastiche corrisponde a una tradizione che si giudica importante perpetuare’."

Per questo, proseguono i due politici all’opposizione a Bergamo "Quello che secondo il preside Mastrorocco dovrebbe essere un gesto di ‘integrazione’ è in realtà tutto l’opposto, ovvero una discriminazione bella e buona nei confronti della nostra cultura; viene detto che la ragione è ‘la percentuale media di studenti non italiani’: secondo lo stesso principio, dunque, dobbiamo aspettarci che il preside Mastrorocco toglierà presto anche la bandiera italiana dall’edificio?"

"Ci aspettiamo – concludono Tremaglia e Ribolla – che l’assessorato e l’amministrazione si assumano la responsabilità di una presa di posizione chiara e netta rispetto a un gesto estremista e oscurantista: invece di cercare, come sempre, di salvare capra e cavoli, questa volta ci aiuti a proteggere pastori e pecorelle."

E Alessandra Gallone, consigliere comunale di Forza Italia, rincara la dose: "Trovo veramente discutibile la posizione del dirigente scolastico di questa nostra scuola bergamasca (che, ahimè, non è sicuramente l’unica) che vieta il Presepe in nome di una stucchevole definizione di ‘rispetto’ di chi frequenta la stessa scuola ma non segue le medesime tradizioni. Parlo da insegnante prima ancora che da genitore o da politica. La scuola non può definirsi laica dal punto di vista della sua missione che è quella di educare, favorire la conoscenza, aprire le menti, aiutare gli studenti a formarsi una coscienza critica autonoma. Per fare ciò gli educatori non possono permettersi di negare qualcosa ma devono, insieme alle famiglie e supportati dalle istituzioni, impegnarsi nell’altissimo e importantissimo compito di favorire il confronto e lo scambio anche tra culture diverse".

E l’ex senatrice prosegue: "Facile eliminare, abolire, passare oltre, più complesso fermarsi a spiegare una tradizione a bambini che dovranno vivere in un Paese diverso dal loro di origine o, viceversa, informarsi e spiegare ai bambini, che in quel Paese ci sono nati, le tradizioni altrui in un clima di reciproca conoscenza, per abbattere ogni forma di intolleranza e favorire l’integrazione da un lato e l’accoglienza dall’altro. Chi decide di occuparsi di educazione si assume una enorme responsabilità. La stessa di chi diventa genitore. Quella di aiutare a crescere e a formare i cittadini nel modo migliore possibile per garantire loro un mondo migliore possibile in cui vivere. Negare la conoscenza e’ negare il cuore stesso della scuola, combattere l’ignoranza le sue fondamenta. E senza fondamenta una casa crolla. Cosa ne pensano l’Ufficio Scolastico provinciale, quello regionale e il ministro dell’Istruzione Giannini?".

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