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Sì dal senato

Rientro dei capitali dall’estero: ok definitivo, ora è legge dello Stato

Il Senato ha dato l'ok definitivo alla proposta per il rientro dei capitali dall'estero, il cui relatore è il deputato bergamasco Giovanni Sanga (Pd) che è dunque diventata legge dello Stato: 119 i sì, 61 i no e 12 gli astenuti.

Il Senato ha dato l’ok definitivo alla proposta per il rientro dei capitali dall’estero, il cui relatore è il deputato bergamasco Giovanni Sanga (Pd) che è dunque diventata legge dello Stato: 119 i sì, 61 i no e 12 gli astenuti.

Resta un ultimo, rapido, passaggio al legislativo dei ministeri per la stesura definitiva del testo e quindi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento entrerà definitivamente in vigore.

Come già successo in commissione, il dibattito dell’Aula ha registrato forti contrasti e polemiche tra i sostenitori della legge e chi invece si è opposto fino all’ultimo, chiedendo più tempo e maggiore ponderazione sui punti più sensibili della norma.

Due i punti contrastati: il nuovo reato di autoriciclaggio (che rende in sostanza punibile in un ampio ventaglio di ipotesi anche e soprattutto gli evasori fiscali) e la presunta mancata copertura “integrale” dal rischio incriminazione per chi deciderà di rimpatriare o di far emergere il proprio “nero”.

Il rimpatrio o l’emersione questa volta, a differenza dei tre scudi fiscali dello scorso decennio, non rappresentano un condono a tariffa forfettaria.

I capitali ancora sotto accertamento (cioè non ancora prescritti fiscalmente) saranno assoggettati a tassazione integrale (generalmente il 43%, visti gli importi a 5, a 6 o più zeri in questione), con il riconoscimento di forti sconti solo sulle sanzioni per mancata dichiarazione fiscale (quasi sempre sotto la soglia del 3%).

In aggiunta, si pagheranno comunque le tasse anche sui rendimenti annuali del capitale depositato all’estero.

Ma, prima ancora, chi rimpatrierà o farà l’emersione questa volta dovrà farlo svelando il proprio nome ed esibendo tutti i documenti bancari e degli intermediari utili a ricostruire la storia, e i rendimenti, dell’investimento.

Chi pensasse di “dimenticare” una parte, o di produrre una attestazione falsa, rischierà una condanna fino a sei anni di carcere per un nuovo reato specifico.

Chi aderirà alla nuova voluntary disclosure – e potrà farlo entro il 30 settembre dell’anno prossimo per violazioni commesse prima del 31 dicembre 2013 – oltre a non rispondere dei reati fiscali (a parte ipotesi di gravi condotte fraudolente, per le quali comunque la pena è diminuita) andrà immune anche dal nuovo illecito di autoriciclaggio, che può comportare un aumento di pena fino a 8 anni (4 se il reato all’origine del lavaggio non è particolarmente grave).

L’autoriciclaggio è in sostanza il “bastone” , per usare un’espressione echeggiata nell’aula del Senato, per “convincere” i candidati al rientro.

Una sorta di ultima chance, considerato che dal 2018 – ma forse anche prima – la Svizzera, dove risiedono almeno 200 dei 230 miliardi ufficiali in fuga dall’Italia, aderirà alla procedura di scambio automatico di informazioni fiscali. Da quel momento il Fisco non avrà più bisogno di andare a caccia degli evasori internazionali, semplicemente perché la Svizzera dovrà mandare i dati dei risparmiatori italiani.

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