"Aveva poca voglia di studiare, ma si vedeva che sarebbe diventato un campione: peccato che qualcuno qua a Zingonia se lo è lasciato scappare". Mino Favini si morde ancora le mani parlando di Simone Zaza. L’attaccante del Sassuolo, trascinatore della nuova Nazionale di Antonio Conte (un altro personaggio molto conosciuto e ora rimpianto dai tifosi nerazzurri) è cresciuto proprio nel settore nerazzurro.
Nato a Policoro (in provincia di Matera) il 25 giugno 1991, a sei anni venne notato dagli osservatori atalantini mentre frequentava la Scuola calcio di una squadra del posto. Dopo aver atteso che maturasse, a 15 anni i dirigenti bergamaschi lo portarono a Zingonia, dove venne soprannominato "Sammina" per via del suo micidiale sinistro.
A volerlo fortemente fu proprio Mino Favini: "Feci di tutto per farlo arrivare da noi, anche con alcune telefonate per convincere i suoi genitori – racconta a Bergamonews il responsabile del settore giovanile nerazzurro – . Era giovane ma le sue grandi qualità si notavano già. E’ una punta completa, non è solo il classico uomo d’area, con caratteristiche tecniche che gli pemettono di giocare anche per la squadra. L’unico difetto è che era un po’ matterello".
Cioè, in che senso? "Nulla di grave, assolutamente. Solo che non aveva molta voglia di studiare. Lui come altri che sono passati qua da noi, per carità. Però nel complesso era un bravo ragazzo, e si trovava molto bene con i compagni".
Poi però, un giorno, Favini vide partire il suo gioiellino. Zaza infatti, dopo aver esordito in Serie A con l’Atalanta di Delneri nel 2009, non venne messo subito sotto contratto dagli allora dirigenti Cesare Giacobazzi e Carlo Osti (che interpellato per chiarire la vicenda non ha voluto parlare), e nella stagione successiva si accordò con la Sampdoria: "Cercai in tutti i modi di convincerlo a rimanere, ma aveva già firmato per la Samp e ci lasciò. Non fu solo un volere suo, nella trattativa c’erano di mezzo anche procuratori e personaggi importanti. Anche se devo dire che, senza fare nomi, qualcuno qua a Zingonia ha dormito e se lo è lasciato scappare, visto che poteva essere messo sotto contratto qualche mese prima. Ma è andata così, ora gli auguro il meglio perchè se lo merita".
A proposito di Nazionale e di carenza di giovani talenti italiani, dall’alto della sua esperienza Favini ha un’idea precisa: "Purtroppo, a differenza degli altri campionati europei, le squadre di Serie A non hanno coraggio di lanciare i loro ragazzi. Pensano di più al risultato e alla classifica, per questo puntano su giocatori esperti e spesso stranieri. Invece bisognorebbe avere la pazienza di aspettare i giovani, farli crescere. E i risultati potrebbero essere anche migliori, per la Nazionale e per i club stessi".
La nuova Atalanta di Colantuono, invece, ha abbassato l’età media: "E’ una rosa più forte di quella dello scorso campionato e che sicuramente può fare bene. E’ guidata da untecnico che molti non amano, ma che qua a Bergamo ha ottenuto grandi risultati. E alle spalle ha una società solida ed esperta".
Un giovane su cui puntare per il futuro? "Abbiamo tanti buoni giocatori ma nessun fenomeno, meglio non montargli la testa. Se devo fare un nome dico Alberto Grassi, vedrete che sentirete parlare molto di lui".
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