"Da quel giorno io non vivo più, rivedo la scena di mio marito steso a terra. Ora chiedo giustizia". E' stata questa la drammatica testimonianza che Federica Pagani, vedova di Pietro Raccagni, il macellaio 53enne di Pontoglio ucciso in casa da due albanesi nella notte tra il 7 e l'8 luglio, ha voluto portare di persona al premier Matteo Renzi, mercoledì a Fara Olivana per l'inaugurazione dell'autostrada Brebemi.
La donna, accompagnata da alcuni parenti, ha fermato il presidente del Consiglio durante la cerimonia di presentazione della nuova opera pubblica, proprio mentre Renzi si stava recando al casello di Fara per il taglio del nastro: "Ce lo hanno ucciso in casa, proprio davanti a noi - ha raccontato disperata -, vogliamo che la gente sappia queste cose". Il premier, sentito lo straziante messaggio, si è fermato nonostante la grande folla che lo acclamava per una foto o per un'intervista, e ha prestato attenzione per due minuti solo alla donna. "Adesso vogliamo che venga fatta giustizia al più presto" ha continuato Federica Pagani, riferendosi proprio ai due albanesi che sabato sono stati arrestati con l'accusa di omicidio preterintenzionale e rapina aggravata (uno dei due, in un'intercettazione telefonica, avrebbe dichiarato di non provare alcun pentimento per quanto fatto al macellaio, ucciso con un colpo di bottiglia in testa mentre cercava di fermarli nel garage durante la fuga).
I due malviventi sono stati arrestati mentre stavano programmando altri colpi, a Jesolo. I due risiedono a Calcio e secondo i carabinieri di Chiari, che hanno effettuato gli arresti assieme ai colleghi di Treviglio, avevano costituito a Cividate al Piano il loro covo.
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