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“Contrada Armacà”, odori, sapori e rumori: lotta alla malvita come un film

Gianfrancesco Turano veicola sotto forma di romanzo un tema importante: la lotta alla malavita. In questo libro si parla di 'ndrangheta e 'ndrine. Il giornalista dell’ Espresso lo fa con uno stile fluido e coinvolgente. Sfogliando le pagine del libro il lettore si troverà letteralmente catapultato nel mondo del malaffare, con tanto di nomi e cognomi e settori d’attività. Malgrado l’odore di zolfo e morte, Turano riuscirà a far innamorare il suo lettore della Calabria.

Contrada Armacà è il titolo del romanzo inchiesta di Gianfrancesco Turano, giornalista dell’espresso, edito da Chiarelettere.

Dopo le parole forti di Papa Francesco, davanti alla piazza gremita di Cassano allo Ionio, nel cuore del malaffare calabrese, questo libro mi è sembrata la lettura più adatta.

Papa Francesco scomunica chi ha perseguito la via della malavita, e Gianfrancesco Turano non si sottrae dal descriverla, così intimamente e senza paura,da lasciare il lettore senza fiato.

Lo stile di Turano è a tratti aspro e crudo come il limone e sale che tiene in bocca Nato, uno dei protagonisti della storia.

Contrada Armacà è ben più di un romanzo. È ben più di un ritratto antropologico di un popolo. Contrada Armacà è la Calabria.

Il professor Malara, Nato, il piccolo Basilio, e ancora la lunga lista di personaggi immischiati nelle acqua poco cristalline dello “stato parallelo” sono solo alcune delle anime di questa terra.

Nonostante la morte, nonostante i traffici, nonostante questa terra sia terra di confine, di razzie e di crimini, Turano riesce a trasmettere anche la dolcezza e la forza di un popolo.

A unire le strade dei due personaggi principali è come sempre un delitto. Il secondo nella famiglia del prof Malara.

Rosario, nipote del Malara, rimarrà coinvolto in un intrigo più grande di lui.

Perché pensare a volte costa caro, soprattutto in certi luoghi.

Ma soprattutto indagare può diventare fatale. Così fatale che il piccolo Basilio, figlio avuto con Natalia, dovrà crescere orfano.

La volontà di dare pace e degna sepoltura a Rosario sarà la ragione di vita di Malara.

Questa volta non rimarrà a guardare, come accadde per il figlio Michele. Questa volta, si ripromette di onorare la morte del nipote con la verità. Perché Rosario non si è ucciso. Perché tutti lo sanno, ma nessuno vuole correre il rischio di dirlo.

Questo sarà il fil rouge che condurrà il lettore per mano lungo le vie di Reggio Calabria, passando per l’Aspromonte e la costa ionica. Perché la grande autostrada delle ‘ndrine non lascia spazio e occupa tutto. Il problema per i protagonisti sarà che oltre ad occupare tutto, queste si occuperanno di loro.

Questo libro è certamente indicato per quei lettori appassionati a generi come Squadra antimafia. Perché, anche se non scorre ancora su una pellicola, la storia, come la narra Turano, vi si materializzerà davanti agli occhi, quasi in 3d. Riuscirete a percepire gli odori, i cicalecci e i colpi di pistola, tutto con il solo senso della vista.

 

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