Potrebbe essere legata al cantiere di Palazzago la giustificazione di Massimo Giuseppe Bossetti alla prova che lo ha portato in carcere con la pesante accusa di aver barbaramente ucciso Yara Gambirasio: quella delle tracce di Dna ritrovate nelle parti intime della 13enne di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e rinvenuta cadavere tre mesi dopo in un campo di Chignolo d'Isola.
Secondo alcune rivelazioni non smentite dal suo pool difensivo, il carpentiere 44enne in isolamento da lunedì 16 giugno avrebbe una spiegazione: una perdita di sangue, probabilmente a causa di un infortunio sul lavoro o della epistassi (emorragia delle fosse nasali) della quale soffre, finito poi sugli attrezzi di lavoro che gli sarebbero stati rubati prima della morte di Yara.
Si tratta di una livella elettronica, un distanziatore, una bindella e due scalpelli, di cui uno a punta acuminata, con cui potrebbe essere stata uccisa Yara, che sarebbero stati sottratti dall'Iveco Daily parcheggiato sotto la casa di via Piana di Sopra a Mapello nel periodo in cui Bossetti stava lavorando nel cantiere di Palazzago, dalla fine dell’estate 2009 all’agosto del 2011. E non è escluso che agli attrezzi possano aggiungersi guanti o indumenti da lavoro. Una tesi comunque difficilmente dimostrabile, anche perchè la chiusura di quel cantiere risale a quasi tre anni fa, con il termine della costruzione di tre villette.
Nel frattempo gli inquirenti proseguono il loro lavoro nella ricerca di nuovi elementi che confermino l'accusa. Nei giorni scorsi sono iniziati i controlli sul computer del carpentiere sequestrato nella sua casa di Mapello. E' stato effettuato un back-up, e tutti i dati contenuti saranno analizzati alla ricerca di possibili tracce. Si cercano in particolare immagini di Yara o di luoghi legati alla 13enne. Oppure foto di minori che possano far emergere un'attitudine alla pedofilia dell'indagato.
Oggi, martedì 1 luglio, inizieranno invece i rilievi del Ris di Parma sull'auto, una Volvo grigia familiare, e sul furgone Iveco del muratore. Oltre agli esperti del Reparto Investigazioni Scientifiche sarà presente il genetista Giorgio Portera per la famiglia Gambirasio e i due consulenti del presunto assassino nominati dagli avvocati: Sarah Gino, che fa parte del laboratorio di scienze criminalistiche del dipartimento di anatomia dell'Università di Torino, che tra l'altro in passato si è occupata anche di casi delicati come quello di Melania Rea e di Meredith, e Monica Omedei, del dipartimento di sanità dello stesso ateneo. I due mezzi saranno analizzati con il luminol (un composto chimico utilizzato per situazioni di questo tipo) alla ricerca di tracce biologiche, come saliva, sangue o frammenti di pelle, riconducibili alla presenza di Yara sui mezzi.
Intanto il pool difensivo nella mattinata di lunedì 30 giugno ha ufficializzato la decisione di rinunciare al ricorso al Tribunale del riesame e di fatto a chiedere la scarcerazione. Quindi per ora Massimo Giuseppe Bossetti resta in carcere. “Continuiamo a credere nella sua innocenza - hanno commentato Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni -, questa scelta rientra in una strategia difensiva: non vogliamo svelare ora le nostre carte ma preferiamo prepararci al meglio per la fase processuale”.
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