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Bergamo

La portoghese Ines Lobo vince l’arcVision Prize istituito da Italcementi fotogallery

L’architetto portoghese di Lisbona Ines Lobo vince l’arcVision Prize – Women and Architecture 2014 istituito da Italcementi. Menzioni d’onore per la tedesca Anna Heringer, l'indiana Shimul Javeri Kadri e la cilena Cecilia Puga.

È Ines Lobo la vincitrice della seconda edizione dell’arcVision Prize – Women and Architecture, premio internazionale di architettura al femminile istituito da Italcementi Group. La giuria l’ha scelta all’unanimità quale architetto versatile, riconosciuta per la sua capacità di lavorare su diverse scale, integrando nuovi edifici nell’esistente tessuto urbano e risolvendo in modo creativo problemi architettonici complessi.

L’architetto portoghese è stato scelto con entusiasmo dalla Giuria composta quest’anno da Shaikha Al Maskari (imprenditrice di Abu Dhabi e membro del Consiglio Direttivo dell’Arab International Women’s Forum-AIWF), Vera Baboun (Sindaco di Betlemme), Odile Decq (titolare dello Studio Odile Decq di Parigi), Louisa Hutton (inglese, socia fondatrice dello studio d’architettura Sauerbruch Hutton), Suhasini Maniratnam (attrice, produttrice e scrittrice indiana), Samia Nkrumah (ghanese, presidente del Centro Panafricano Kwame Nkrumah), Kazuyo Sejima (titolare con Ryue Nishizawa dello studio d’architettura SANAA di Tokyo), Benedetta Tagliabue (socia fondatrice con Enric Miralles dello studio d’architettura EMBT di Barcellona), Martha Thorne (statunitense, direttore Pritzker Prize), Elena Zambon (presidente dell’azienda farmaceutica italiana Zambon Spa).

L’arcVision Prize – in sintonia con la vision imprenditoriale di Italcementi – punta a sostenere l’innovazione e la sostenibilità dei progetti e delle realizzazioni presentate, con una particolare attenzione per gli standard di innovazione tecnologica, qualità ambientale, economia delle risorse, responsabilità sociale, ricerca funzionale ed estetica.

VISIONE FEMMINILE DELL’ARCHITETTURA

“Nuove concezioni progettuali, approcci diversi ai materiali e ai processi costruttivi, conservazione dell’ambiente naturale, attenzione ai valori sociali e culturali dell’area di intervento. Raccontati attraverso le esperienze professionali di progettiste di tutto il mondo, che di tutto il mondo hanno portato tecniche, sensibilità estetica e colori diversi. Con questo premio – ha sottolineato Carlo Pesenti, Consigliere Delegato di Italcementi – vogliamo mettere in evidenza la visione al femminile di un’architettura che cambia e si plasma su nuovi modelli sociali e umani”.

L’assegnazione del Premio si è tenuta venerdì 7 marzo a Bergamo nella cornice di i.lab, il centro ricerca e innovazione di Italcementi, progettato da Richard Meier, un’architettura, che rappresenta, essa stessa, una sintesi delle migliori soluzioni, tecnologie e materiali nel campo delle costruzioni; nella short list 21 progettiste provenienti da 15 Paesi: Austria, Cile, Egitto, Francia, Germania, Giappone, India, Irlanda, Italia, Marocco, Portogallo, Spagna, Svizzera, Thailandia, USA.

CHI E’ LA VINCISTRICE

Ines Lobo, laureata all’Università Tecnica di Lisbona (FAULT,1989) ha fondato il suo studio nel 2002. All’attività progettuale unisce l’insegnamento all’Università Autonoma di Lisbona. Nella sua architettura ha un ruolo importante la riconversione degli edifici, dove trova l’opportunità di distaccarsi dai modelli del modernismo classico. Tra questi progetti, principalmente rivolti al settore pubblico in Portogallo, spicca la Facoltà di Arte e di Architettura di Evora.

Ispirandosi alla preesistente architettura industriale e ai suoi elementi, Lobo ha definito le strategie da utilizzare per la nuova costruzione. Il suo lavoro, anche se basato su edifici del passato, parla un linguaggio dichiaratamente contemporaneo e proiettato nel futuro. Per l’edificio che ospita gli uffici della Ferreira Construction, Lobo è riuscita a realizzare un perfetto connubio tra l’esistente, il verde circostante e il nuovo fabbricato. L’impiego di un materiale traslucido che filtra e insieme lascia entrare la luce nel nuovo edificio ha dato vita a una facciata singolare, il cui aspetto muta a seconda delle ore del giorno e della notte. Lobo è una professionista di grande precisione, molto competente nell’uso dei materiali e nelle loro combinazioni, in edifici che uniscono un approccio radicale a un’apparenza di sobrietà, sostenuta da un estremo rigore geometrico.

La giuria sottolinea infine il ricco contrappunto che Lobo riesce a creare tra antico e nuovo, con opere di grande integrità e autenticità, estremamente attente al ruolo dell’architettura come creazione di spazi per l’interazione sociale.

LA VINCITRICE: "SONO EMOZIONATA E SORPRESA" La vincitrice, all’annuncio del premio, ha dichiarato: “Che sorpresa! Sono veramente emozionata e sorpresa. Sto cercando di elaborare, ma è difficile. È un premio importante, sia per il suo carattere internazionale, sia perché riconosce la difficoltà che ancora devono affrontare le donne. Sono anche particolarmente contenta di ricevere questo riconoscimento in occasione del centenario della nascita dell’architetto Bo Bardi, perché cento anni fa era ancora più difficile essere un architetto donna. Si tratta davvero di una figura eccezionale. Ma lasciatemi dedicare questo riconoscimento soprattutto a tutte le persone che mi hanno fatto credere che l’architettura è uno strumento straordinario per costruire un mondo migliore per tutti, senza differenze fra uomini e donne”.

La Giuria, coordinata nel corso delle sessioni di lavoro da Stefano Casciani, direttore scientifico del Premio, ha inoltre assegnato menzioni d’onore alla svizzera Anna Heringer, titolare di uno studio d’architettura a Laufen in Germania, all’indiana Shimul Javeril Kadri e alla progettista cilena Cecilia Puga.

Anna Heringer cerca di coniugare la visione di una responsabilità sociale e culturale dell’architettura, considerata anche come strumento per sensibilizzare il pubblico degli utilizzatori ai propri diritti alla qualità di vita attraverso la qualità degli edifici.

Le realizzazioni più emblematiche di questa visione sono in Bangladesh il Training Center di Rudrapur, dove sperimenta l’utilizzo di tecniche “povere” e intelligenti soluzioni per una sostenibilità integrata, e in Cina un piccolo progetto per l’ospitalità: due ostelli per giovani uomini e donne e una guest-house, che rielaborano tecniche costruttive locali (pietra e mattoni di terra cruda) in forme ispirate alla tradizione, reinterpretata con l’uso del colore e della luce. Shimul Javeri Kadri si contraddistingue per un linguaggio eclettico, che va dalla citazione di elementi della tradizione indiana (come la terracotta impiegata per la copertura di una fabbrica a Karur) all’elegante declinazione del linguaggio modernista negli uffici per la Nirvana Film, una delle sue realizzazioni più conosciute.

Questa “ispirazione flessibile” le permette di sviluppare ambienti di lavoro innovativi e allo stesso tempo confortevoli, per conciliare esigenze dell’impresa e bisogni dei lavoratori. Cecilia Puga è la prima progettista sudamericana (non brasiliana) che viene nominata per l’arcVision Prize e rappresenta il Cile, una delle aree geopolitiche con il più interessante sviluppo di una nuova generazione di architetti autonomi dal mainstream internazionale. Più che all’estetica di superficie, Puga è interessata a soluzioni strutturali che diano maggiore libertà e flessibilità agli edifici. Poetica ed ironica l’ispirazione di una delle sue prime opere, la Casa di Vacanze a Baia Azul composta in un gioco di coperture invertite. Obiettivo del Premio arcVision Prize – Women and Architecture 2014 è la valorizzazione della figura femminile in particolare nell’attuale scenario dell’architettura mondiale, con speciale attenzione per quelle qualità che una progettista moderna deve avere per affrontare la propria professione con originalità, alla ricerca di soluzioni avanzate e non convenzionali, e con una sensibilità più forte e più matura per il contesto umano e sociale. La selezione delle finaliste è stata effettuata tra di professioniste segnalate da un gruppo di Advisor e poi valutate da una Commissione tecnicoculturale, per definire la shortlist finale e sottoporla al giudizio di una Giuria internazionale. Le progettiste segnalate per concorrere al Premio finale, devono aver progettato almeno un’opera costruita nella quale emergano soluzioni e valori innovativi sotto il profilo funzionale e tecnologico, con una attenzione particolare per i temi della sostenibilità, ed essere firmatarie/co-firmatarie dei progetti presentati.

IL PREMIO IN OCCASIONE DEL 150 ANNI DI ITALCEMENTI

Il Premio consiste in un workshop di ricerca della durata di due settimane presso i.lab, il Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi Group a Bergamo, e nel riconoscimento di un premio di natura economica (50.000 euro), con l’auspicio di destinarne una parte a iniziative progettuali con finalità sociale. Al termine del periodo di workshop la vincitrice racconterà la sua esperienza nel corso di una lecture, presso i.lab, durante la Milano Design Week, nell’ambito della serie di Incontri “Millennium”, gli appuntamenti di Italcementi Group con l’Architettura.

DUE ANNIVERSARI IMPORTANTI

Nel corso della serata, arcVision Prize ha voluto rendere omaggio a due anniversari che ricorrono in questo 2014: il centenario della nascita dell’architetto Lina Bo Bardi, donna affascinante e figura di assoluto rilievo dell’architettura del Novecento, e il centocinquantesimo di Italcementi. Progettista, autrice di sensazionali e imponenti strutture, Lina Bo Bardi ha sviluppato, donna in un ambiente di uomini, una propria esclusiva poetica architettonica dove materiali possenti come il cemento armato acquistano grazia e leggerezza, mentre forme poderose e severe riescono a entrare in armonica “collisione” con l’ambiente naturale. Un eccezionale modello di creatività ed energia femminile, ma soprattutto un eccezionale esempio di profonda e autentica umanità. A ritirare il premio Anna Carboncini dell’Instituto Lina Bo e Pietro Maria Bardi di San Paolo che ha dichiarato “Siamo felici e onorati di aprire con questo premio l’anno del centenario dalla nascita di Lina Bo Bardi, autrice di opere iconiche, profondamente radicate nella cultura della sua patria di adozione, il Brasile. Un segno del riconoscimento internazionale non solo delle sue opere, ma delle sue motivazioni, della sua filosofia. Venuta dall’Italia ha capito in profondità e adottato il popolo brasiliano, riconoscendone i valori culturali spontanei; le sue opere sono inserite nel tessuto urbano e sociale senza preziosismi formali e i suoi valori architettonici si sono rivelati duraturi.”

Il premio è stato introdotto da una lecture di Carmen Andriani, architetto, docente universitaria e autrice di numerosi saggi, che ha raccontato l’opera architettonica della progettista italo-brasiliana.

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