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Manifestazione

“Rompiamo il silenzio” Corteo contro l’omofobia “I nostri diritti negati” fotogallery

Un corteo chiassoso e colorato ha invaso la città di Bergamo nel pomeriggio di sabato. Tutte associazioni Lgbtq (lesbiche, gay, bisessuali, trans, etero, queer) sono scese in piazza, per la prima volta tutte assieme, per dire no all'omofobia e per rivendicare i loro diritti. Più di trecento persone hanno sfilato per le vie del centro sotto una pioggia battente. Il corteo si è concluso in piazza Matteotti, di fronte al municipio di Bergamo, a poche centinaia di metri dalla zona in cui si sono radunate le “Sentinelle in piedi”.

Un corteo chiassoso e colorato ha invaso la città di Bergamo nel pomeriggio di sabato. Tutte associazioni Lgbtq (lesbiche, gay, bisessuali, trans, etero, queer) sono scese in piazza, per la prima volta tutte assieme, per dire no all’omofobia e per rivendicare i loro diritti. Più di trecento persone hanno sfilato per le vie del centro sotto una pioggia battente. Il corteo si è concluso in piazza Matteotti, di fronte al municipio di Bergamo, a poche centinaia di metri dalla zona in cui si sono radunate le “Sentinelle in piedi”. Un centinaio di persone, scortate da decine di poliziotti e carabinieri in asseto antisommossa, sono rimaste ferme e immobili per più di un’ora con un libro in mano per “difendere la libertà di opinione e di espressione, la difesa della famiglia composta da un uomo e una donna, i diritti dei bambini”. Nonostante il corteo contro l’omofobia sia stato organizzato come contromanifestazione non ci sono stati contatti tra i due gruppi, distanti.

 

Bergamo contro l’omofobia manifesta “per promuovere una cultura della non discriminazione e per abbattere i muri del silenzio dietro ai quali si nasconde l’odio di chi non riesce ad accettare che i tempi stanno cambiando e che non esiste più un solo e univoco modello famigliare. Manifesteremo tutti insieme affinché siano finalmente riconosciuti i nostri amori, per non essere più maltrattati nelle scuole o in famiglia, né marginalizzati nel mondo del lavoro o dalla nostra città. Manifesteremo perché vogliamo essere liberi di dire chi siamo e vivere con serenità, nel pieno riconoscimento delle nostre famiglie. Non manifesteremo solo per noi stessi, ma anche per tutte quelle minoranze che quotidianamente subiscono discriminazioni sulla base della loro etnia, del loro sesso e della loro religione, in quanto le lotte per i diritti civili ci riguardano tutti quanti da vicino. Infine, manifesteremo in modo antifascista, perché legittimare la presenza di frange politiche di estrema destra che pretendono di diffondere il loro verbo discriminatorio è una precisa scelta politica, non una casualità”.

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