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Bergamo

L’amianto e la fabbrica nel romanzo di Stefano Valenti

“La fabbrica del panico”: l’amianto e la vita degli operai nel romanzo di Stefano Valenti, che sarà presentato venerdì 22 novembre alla libreria Palomar.

Negli anni Settanta “fuori dai cancelli della fabbrica si lotta per i turni, per il salario, per ritmi più umani, ma nessuno è ancora veramente consapevole di come il corpo dell’operaio sia esposto alla malattia e alla morte”. Ovvero sia esposto all’amianto.

Attorno a questo tema è costruita “La fabbrica del panico” (Feltrinelli, 2013), il romanzo che l’autore Stefano Valenti presenta venerdì 22 novembre a Bergamo, alla Libreria Palomar di via Mai 10 (ore 18).

L’iniziativa è organizzata dalla Biblioteca “Di Vittorio” della CGIL di Bergamo, in collaborazione con la libreria Palomar.

Dialogheranno con l’autore, Eugenia Valtulina della Biblioteca “Di Vittorio” della CGIL e Federica Arnoldi, collaboratrice della rivista letteraria Doppio Zero e docente di Lingua e Cultura Italiana per Stranieri all’Università degli Studi di Bergamo e di Brescia.

Dalla scheda dell’editore Feltrinelli: “Una valle severa. In mezzo, il lento andare del fiume. Un uomo tira pietre piatte sull’acqua. Il figlio lo trova assorto, febbricitante, dentro quel paesaggio. È lì che ha cominciato a dipingere, per fare di ogni tela un possibile riscatto, e lì è ritornato ora che il male lo consuma. Ma il male è cominciato molto tempo prima, negli anni Settanta, quando il padre-pittore ha abbandonato la sua valle ed è sceso in pianura verso una città estranea, dentro una stanza-cubicolo per dormire, dentro un reparto annebbiato dall’amianto. (…) Lì il padre-pittore ha cominciato a morire. Il figlio ha ereditato un panico che lo inchioda al chiuso, in casa, e dai confini non protetti di quell’esilio spia, a ritroso, il tempo della fabbrica, i sogni che bruciano, l’immaginazione che affonda, il corpo subdolamente offeso di chi ha chiamato‘lavoro’ quell’inferno. Ci vuole l’incontro con Cesare, operaio e sindacalista, per uscire dalla paura e cominciare a ripercorrere la storia del padre-pittore e di tutti i lavoratori morti di tumore ai polmoni. È allora che il ricordo diventa implacabile e cerca colori, amore, un nuovo destino.

Dai primi romanzi di Paolo Volponi nessuno è riuscito a ‘entrare’ in fabbrica con la potenza, il nitore, la stupefazione di Stefano Valenti, e quello che sembra un mondo perduto torna come il rimosso infinito della sopraffazione”.

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