Il 23 ottobre di due anni fa sul circuito di Sepang in Malesia moriva a 24 anni Marco Simoncelli. Il prossimo 17 novembre gli amici piloti e la nazionale cantanti si sfideranno a Parma in una partita benefica per raccogliere fondi per la sua Fondazione. A organizzarla la fidanzata Kate Fretti, che non ha mai dimenticato il suo Sic: “Poteva non essere un pilota, ma un calciatore. A giocare era bravo –ha raccontato la 24enne bergamasca a Vanityfair-. A dieci anni, mentre andava già sulle minimoto , voleva fare anche i provini per squadre importanti. Poi ha scelto di correre”.
Non ha bisogno di ricorrenze, lei, per ricordare Marco. Per tenere vivo il suo ricordo, dopo il tragico incidente ha iniziato a lavorare alla Fondazione Simoncelli, dorme a casa dei genitori del pilota: “no, nella casa che avevamo pensato per noi, non andrò mai a vivere, anche se è stupenda, ci andrà la sorella, Martina, quando avrà voglia”.
Bergamasca d’origine, ma ormai romagnola d’adozione: “Non potrei più tornare a Bagnatica, è così triste: qui invece c’è il mare e non mi pesa alzarmi la mattina e sapere che lavorerò per fare del bene”. A chiederle se con il passare del tempo sta dimenticando qualcosa di lui, dice che “le mail, quelle sì, ne arrivano sempre meno”, ma che dimenticarlo non è possibile: “Non mi metto a vedere i video e le foto. Non ci faccio granché, con loro. La sua voce è qui, com’era c’è”.
Il 17 novembre, lei ci sarà, nello stadio di Parma, dove gli amici di Sic (Ringo, Mattia Pasini, Francesco Facchinetti, capitanati da Valentino Rossi), sfideranno la Nazionale Cantanti. I proventi serviranno per il Centro di Accoglienza Disabili di Coriano (una spesa da un milione e ottocentomila euro, di cui finora ne sono stati raccolti un milione e trecento).
Ci vuole ancora uno sforzo, e ben più grande di quello fatto per aprire un ospedale in un orfanotrofio nella Repubblica Domenicana. Quello è quasi pronto, inaugurerà a gennaio: “Quei bambini, ad Haiti, mi hanno cambiata il senso dell’esistenza: ti svegliano, ti fanno vedere che sei, comunque, un fortunato. A poter vivere”.
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