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La lettera

“2013, odissea all’ospedale Code e disservizi per un semplice prelievo”

La nostra lettrice Floriana Cantarella il 13 agosto si è recata all’Ospedale Papa Giovanni XXIII per fare delle analisi del sangue: tra code e disservizi è rimasta delusa dal “fiore all’occhiello della sanità lombarda”.

La nostra lettrice Floriana Cantarella il 13 agosto si è recata all’Ospedale Papa Giovanni XXIII per fare delle analisi del sangue: tra code e disservizi è rimasta delusa dal “fiore all’occhiello della sanità lombarda”:

L’odissea di un prelievo al nuovo ospedale. 13 agosto, sono in ferie quindi ne approfitto per recarmi all’Ospedale Papa Giovanni XXIII per fare delle analisi del sangue particolari che altri centri non effettuano. ‘E’ agosto, chi vuoi che vada a fare il prelievo?’ Alle 8.30 la coda per l’accettazione è già numerosa, prendo il biglietto e scopro di avere 170 persone davanti a me.

Pazienza! Io e il mio compagno ne approfittiamo per fare il giro dell’ospedale, andiamo in edicola a comprare qualcosa da leggere e poi alla toilette. Prima sorpresa: mi reco in uno dei bagni della torre di Cardiologia e scopro, nell’ordine, che:

La porta del bagno delle donne ha la manopola per la chiusura dall’esterno invece che, come dovrebbe essere, dall’interno;

Non c’è carta igienica né cestino all’interno della toilette, sorvolo sugli oggetti presenti sul pavimento;

– Lo sciacquone, il dispenser del sapone, il rubinetto del lavandino si attivano tutti manualmente, cosa davvero poco igienica se si pensa al luogo in cui ci troviamo (le fotocellule costavano troppo?).

Finalmente dopo 90 minuti di attesa arriva il mio turno all’accettazione. Non devo pagare il ticket perché ho un’esenzione per malattia, quindi dovrebbe andare tutto liscio. Chiedo come avere i referti online ma l’impiegata mi dice che è troppo complicato spiegarmelo oggi perché c’è troppa gente in coda, quindi se voglio maggiori informazioni posso andare al Cups (un’altra coda? No grazie!). In alternativa posso riceverli per posta prioritaria, al costo di 2 euro. L’impiegata mi fa presente che accetta solo bancomat (mi metto nei panni dell’anziano che magari non ce l’ha o non è pratico nell’usarlo) e per velocizzare il tutto mi suggerisce di andare a pagare a una delle macchinette presenti lungo la ‘Hospital Street’.

Mentre mi reco in sala d’attesa per il prelievo, il mio compagno va a pagare. Dopo quasi mezz’ora di attesa, non solo il mio numero non è ancora comparso sul display, ma anche il mio fidanzato non torna; il motivo? La cassa automatica era rotta, per pagare al Cups aveva dovuto fare un’altra coda, ovviamente anche una delle emettitrici dei ticket per gli sportelli non era funzionante.

Alle 10.45 il mio numero non compare ancora, mentre altri più avanti fanno tranquillamente il loro prelievo e molte infermiere chiudono le sale prelievi. Chiedo quindi lumi a una delle infermiere, che consultando il computer scopre che il mio numero era stato per errore instradato per la consegna dei campioni biologici, pur non avendo nulla da consegnare! Quindi mi fa la cortesia di farmi il prelievo mentre la ragazza che aveva il turno in quel momento – giustamente – storce il naso.

Fortunatamente poco dopo sono potuta uscire dall’ospedale, pagando ben 3,60 € di parcheggio più qualche spicciolo al senegalese che assieme ad altri ha ormai dimora nel parcheggio dell’ospedale. Alla cassa automatica un messaggio dice: ‘A causa dei numerosi furti subiti comunichiamo che le macchinette vengono svuotate giornalmente e contengono solo pochi euro’ (pochi euro??). Deterrente efficace, non c’è che dire!

Magari ho avuto la sfortuna di capitare all’ospedale in uno dei giorni di maggiore afflusso, ma sicuramente non ho avuto l’impressione di eccellenza e modernità che i nostri politici regionali attribuiscono a questo ‘fiore all’occhiello della sanità lombarda’.

Floriana Cantarella

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