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L'agitazione

Credito Bergamasco In vista dell’assemblea sindacati proclamano sciopero

Alla vigilia dell’assemblea dei soci del Credito Bergamasco i sindacati di categoria alzano la voce e proclamano uno sciopero per l’intera giornata di venerdì 26 aprile: al centro dell’agitazione le criticità della trattativa per il premio aziendale e la carenza degli organici.

Alla vigilia dell’Assemblea dei soci del Credito Bergamasco i sindacati e le Rsa hanno proclamato una giornata di sciopero per dare un segnale forte all’azienda sulle criticità all’interno dell’istituto di credito: e allora braccia incrociate per tutta la giornata venerdì 26 aprile per porre l’attenzione sul ricorso eccessivo agli straordinari, sulla mancanza di nuove assunzioni, sulla pressione sul personale per la vendita dei prodotti nelle filiali, sul tema delle pari opportunità e sul premio aziendale.

Tutti elementi che, hanno sottolineato Mirko Carminati della Fisac Cgil, Francesco Galizzi e Mauro Rovaris della Fiba Cisl e Gianni Trezza della Uilca, uniti ad una politica del raggiungimento di obiettivi commerciali a breve termine ed alla situazione di crisi economica generano una condizione di disagio lavorativo che si ripercuote inevitabilmente anche sulle relazioni con la clientela.

“La forte coesione che ha sempre contraddistinto le relazioni tra colleghi all’interno del Credito Bergamasco – ha aggiunto Francesco Galizzi – in questo contesto rischia di essere messa in discussione e chi ne farà le spese saranno sempre i dipendenti e indirettamente anche i clienti perché la qualità del servizio andrebbe a scemare”.

Dal punto di vista del premio aziendale le organizzazioni sindacali denunciano uno stallo nella trattativa che dura dall’inizio di dicembre: nonostante il risultato positivo del conto economico, che spinge il Cda a proporre di aumentare del 10% del dividendo agli azionisti da 0,50 a 0,55 euro per azione, l’azienda propone alle organizzazioni sindacali una riduzione netta del 30% del premio aziendale e il pagamento diviso a metà tra cash e un indefinito sistema di welfare. Fisac, Fiba e Uilca chiedono invece una distribuzione del reddito prodotto coerente.

Per quanto riguarda la carenza a livello di organico il problema deriva dall’introduzione di un nuovo modello distributivo decisa nel 2010: a parità di personale, circa 2.100 persone praticamente invariato dalla metà degli anni 90, sono stati aumentati i ruoli commerciali lasciando scoperti quelli operativi che, di conseguenza, hanno visto aumentare i propri carichi di lavoro. Sovraccarico di lavoro confermato dai dati sugli straordinari: il monte ore sfora i limiti previsti dal contratto nazionale e ammonta al lavoro annuo di circa 80 dipendenti.

“L’eccesso di straordinari – ha sottolineato Gianni Trezza – toglie occupazione, eppure gli strumenti che favoriscono le nuove assunzioni ci sono tutti”.

Altra questione di criticità è quella relativa alle pari opportunità. Nonostante dichiarazioni dell’azienda i dati mettono in luce pari opportunità di carriera per quanto riguarda i ruoli operativi ma non per quanto riguarda le figure apicali: le donne rappresentano il 38% della forza lavoro ma se occupano il 50% dei ruoli commerciali esecutivi, sono solo il 22% del totale dei quadri direttivi. Più si sale di livello e più diminuisce la percentuale, fino ad azzerarsi nelle figure dirigenziali. Sulle retribuzioni, inoltre, lo scostamento medio fra uomini e donne è del 10%, con punte anche del 20%.

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