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La testimonianza

Abusi sessuali su bambine “Quell’uomo, anni fa violentò anche me”

Anna, 50 anni, è la prima vittima del 73enne in carcere con l'accusa di aver abusato sessualmente di due sorelline di 9 e 11 anni. A Bergamonews racconta il suo dramma e lancia un appello perché quell'uomo non torni a colpire.

Ci sono ferite che non si rimarginano mai. Purtroppo. “Quando ho letto di quell’uomo di 73 anni che abusava delle due sorelline di 9 e 11 anni non ho avuto dubbi: io conosco quel mostro”. La voce ferma, qualche silenzio come pausa e poi il racconto e l’appello. Una vicenda lontana nel tempo torna viva più che mai. Oggi Anna (è un norme fittizio per tutelarla) ha cinquant’anni, vive lontano da Bergamo dove si è costruita una nuova esistenza. Ma quel mostro lo conosce benissimo. Fa nome e cognome, ricorda benissimo quella baita in alta Valle Brembana dove sono avvenuti gli abusi.

“Avevo quattro anni quando abusò di me – racconta Anna – un anno dopo avvenne la prima denuncia. Lo portarono in carcere in Sant’Agata, in Città Alta. Ricordo ancora il colloquio con tre assistenti sociali, in quella stanza dalle pareti colorate. Ad un certo punto del mio racconto una di loro disse ‘i bambini non possono essere tenuti in considerazione per la loro fantasia’. Due mesi dopo era già ai domiciliari e poi lo misero in libertà. Abusò di me fino all’età di 14 anni, quando con l’aiuto di mio fratello, feci la seconda denuncia. Lo arrestarono di nuovo".

Era il 1978. La vicenda giudiziaria si concluse dieci anni più tardi, nel 1988, con la condanna e il risarcimento morale nei confronti della donna. Il mostro non andò mai in prigione, beneficiò di indulti e Anna non fui mai risarcita.

"Allora come oggi non mi interessano i soldi, mi interessa che venga fermato. Almeno questa volta non gli sia concesso di fare ancora del male” afferma Anna. Rileggendo le pagine della cronaca di questi giorni si sofferma su un particolare: “Nell’interrogatorio in carcere quell’uomo smonta tutto, respinge con fermezza ogni accusa, afferma che quelle fantasie sono delle bambine – continua Anna. –. Lo fece anche con me. Io posso dirlo: quelle non sono fantasie. E’ la verità. Quelle bambine sono delle vittime e non voglio possano tornare a subire ciò che ho subito io”.

Un lungo silenzio. Poi Anna ripensa a quelle piccole, allontanate dai genitori ora iscritti nel registro degli indagati.

“Non so la loro condizione familiare, ma per me è difficile pensare che non si siano mai accorti di nulla” ribadisce con fermezza.

Nel congedarsi da Anna ci affida un appello: “Mi sono rifatta una vita, ogni giorno fai finta di niente, cerchi di non pensarci. Ma quel dolore, quella violenza ti rimane dentro. E fa male. La mia preoccupazione adesso è per quelle due bambine, in loro mi sono rivista. Lui le ha adocchiate, e se torna libero tornerà dalle sue prede e potrebbe trovarne altre. Io non posso tacere di fronte a questo, non posso permettere che questo accada di nuovo”.

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