Da una parte il lavoro, dall’altra la salute e l’ambiente. L’acciaieria Ilva di Taranto divide, ma Edo Ronchi, già ministro dell’Ambiente, taglia corto: “Io starei da parte del diritto e della Legge che sarebbe uguale per tutti”.
E rilegge la vicenda Ilva: “ci sono diversi profili da analizzare. Il primo è l’inquinamento pregresso e bisognerà quantificare l’eventuale danno ambientale. La bonifica del sito e la messa in sicurezza, che non sono incompatibili con l’attività dell’impianto, sono molto costosi. Poi c’è il danno alla salute: l’inquinamento pare sia la causa di alcuni casi di mortalità, di malattie polmonari. E anche qui ci saranno azioni penali per il risarcimento, come è avvenuto a Casale Monferrato per l’eternit. Infine c’è l’inquinamento attuale degli impianti come sostiene la magistratura, ovvero continua il disastro ambientale e questo presuppone che gli impianti non siano a norma”.
Bisognerà quindi aspettare settembre quando il Ministero dell’Ambiente rilascerà la nuova Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale, che sostituirà la precedente concessa nell’agosto del 2011.
“Tra i dodici avvisi di garanzia spiccano alcuni nomi di tecnici che facevano parte della commissione ministeriale che ha rilasciato l’ultima autorizzazione – sottolinea Ronchi – quindi diciamo che la magistratura fa il proprio lavoro, all’Ilva tocca il proprio ma nel rispetto della Legge. Si rammenta sempre che questa acciaieria è la prima in Europa, ma ci si dimentica che esistono normative europee in materia ambientale che vengono rispettate in tutto il continente. E la Legge è uguale per tutti, se non si rispetta rompiamo un principio di legalità. Certo il sistema dei filtri per pulire i fumi degli altiforni, come previsto dalle normative vigenti, è costoso, complesso, ma non impossibile”.
L’impianto di Taranto ha sei altiforni. Ed questa è un’ulteriore complicazione, perché oggi nei controlli non si prevede solo l’emissione del singolo camino, ma la somma di tutte le emissioni. “Proprio per questo in Europa, impianti simili non sono stati più realizzati” aggiunge Ronchi.
E chiude con un’analisi che non è catastrofica: "Per anni si è inquinato, si ripete spesso in questi giorni che bisognava intervenire prima, ed è vero, ma l’ennesima deroga sposterebbe il problema più in là senza risolverlo – afferma Ronchi -. C’è il problema del lavoro, ma c’è anche il problema della casa eppure non è permesso l’abusivismo. Si rispetti la legge, poche settimane per un progetto di riqualificazione e poi si parta. Non è interesse di nessuno chiudere l’Ilva, ma l’interesse di tutti è la salute. Si lavori nel rispetto della Legge".
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