Il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione perde più di un milione di euro di fatturato. Colpa della crisi, o forse è solo l’effetto della sua tessera principale, quel Roberto Formigoni sempre più travolto da inchieste e polemiche.
Nel 2011 la raccolta pubblicitaria fu di sette milioni e centomila euro, quest’anno gli sponsor sono scesi di un milione di euro, lontani dal budget preventivo di 8 milioni e 400 mila euro.
Quella riminese di dodici mesi fa fu una vera e propria pioggia di soldi pubblici arrivati sulla costa romagnola sotto forma di stand: Regioni, Comuni, Province e ministeri non si sottrassero a quella che fu l’incoronazione di Formigoni, ai tempi tra le papabili figure di punta del Pdl per il dopo-Berlusconi.
Un’estate fa fu anche una sfilata di grandi nomi, politici e imprenditoriali: da Angelino Alfano a Giulio Tremonti, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Yaki Elkann, da Pier Luigi Bersani a Enrico Letta, senza dimenticare Maurizio Sacconi, Gianni Alemanno, Roberto Calderoli e Piero Fassino. Questa volta, invece, pare che i più abbiano declinato l’invito, tant’è vero che in quel di Rimini per ora sono attese solo le presenze (già confermate) del premier Mario Monti e del ministro Corrado Passera.
Grandi personaggi e sponsor in fuga, dicevamo, con un calo del fatturato che si aggira intorno al milione di euro. I colossi che più di tutti contribuiscono alla messa in opera del meeting, oltre agli ottomila volontari che pagano per andare a dare una mano, ora si chiamano Intesa San Paolo, Enel, Finmeccanica e Wind. A seguire Coop, Trenitalia, Eni e Fiat. Tra le regioni rimaste a fianco di Cl la Lombardia, l’Abruzzo e l’Emilia Romagna.
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