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Il dibattito

Bergamo capitale cultura Lista Bruni: molti errori ma sarà un’opportunità

Incontro pubblico della Lista Civica Roberto Bruni sulla candidatura di Bergamo a Capitale europea della cultura nel 2019. Gli interventi di Nadia Ghisalberti, Enrico Fusi, Roberto Spagnolo e Roberto Bruni.

Non risparmiano critiche forti, feroci e serrate. Poi porgono la mano, suggeriscono, consigliano l’Amministrazione comunale perché Bergamo possa vivere la candidatura di Capitale europea della cultura 2019 come una possibilità per cambiare. Sono i consiglieri della Lista civica Roberto Bruni che martedì sera hanno promosso un incontro pubblico al Mutuo Soccorso a Bergamo.

 

Nadia Ghisalberti ha ripercorso le tappe che hanno dato vita al progetto di Capitale della cultura europea che dal 1985 ogni anno investe una città diversa del Vecchio Continente. Ghisalberti non manca di sottolineare “i ritardi dell’Amministrazione Tentorio, la scelta che poi si è rivelata sbagliata del manager, le difficoltà incontrate dall’assessore alla cultura Claudia Sartirani lasciata sola in questo progetto e, infine, i tagli del 20% sui capitoli di spesa della cultura nel bilancio appena approvato da Palazzo Frizzoni”. Senza dimenticare che Bergamo si deve confrontare con altre 17 città italiane. 

Fatta una lettura degli errori è Roberto Bruni a rispondere al maestoso punto interrogativo che campeggia tra le dodici stelle per sapere se Bergamo riuscirà ad essere capitale della cultura nel 2019. “Abbiamo due obiettivi: che Bergamo riesca a superare le selezioni perché secondo noi ha tutte le caratteristiche per farcela – ammette Bruni – il secondo: è che questo percorso della candidatura possa diventare un’opportunità per pensare sul lungo periodo scelte strategiche e progetti per l’intera città”.

E l’ex sindaco di Bergamo dà tre indicazioni: “I tempi sono cambiati e quindi questa candidatura si deve basare sulla valorizzazione dei beni immateriali e non più sulle grandi opere; se ci deve essere un’operazione simbolo quella deve essere la valorizzazione dell’ex caserma Montelungo come polo culturale e, infine, connettere la candidatura delle Mura venete nel progetto Unesco per le città murate alla progetto della Capitale della cultura europea. Non è possibile che ci siano due dirigenti che seguano i due progetti in modo distinto”.

In platea tra i presenti si notano Giorgio Gori, l’imprenditore edile Giorgio Pandini, Mario Signorelli del Bergamo Film Meeting e di Lab 80, Maria Cristina Rodeschini per l’Accademia Carrara e per la Gamec, Bruno Agazzi per il Ducato di Piazza Pontida, giusto per citarne alcuni.

Il 2019 sembra lontano, ma si deve iniziare a gettare le basi per allora. In fondo, la proposta di candidare Bergamo a capitale europea della cultura era stata ventilata già nel 2006 dall’allora assessore alla cultura Enrico Fusi.

“Bergamo è la città della musica, del teatro, del verde, della tecnologia, dei musei, della pittura… – elenca Fusi – facile quindi prevedere che si potesse aggregare tutta la serie di iniziative per dar vita a una trasformazione della città e che potesse ambire a divenire capitale europea della cultura. Serve raccordare le iniziative e creare degli spazi che potessero essere fruibili”.

Si avviò così la stagione dei restauri: dalla ex chiesa della Maddalena alla Caversazzi, dal teatro sociale all’Accademia Carrara.

“Ma la vera sfida è coinvolgere i cittadini in questo progetto perché cambi la stessa concezione di vivere la città – annota Fusi – a questa inclusione non possono mancare le istituzioni pubbliche e private, il settore economico e produttivo e, infine, una buona amministrazione che sia lungimirante nelle scelte”.

Qualcosa è mancato, ma non tutto è perduto. Perché da qui al 2019 saranno tre le amministrazioni comunali coivolte. Per Roberto Spagnolo, dell’associazione Centro progetto l’importante che si accantoni l’idea dell’evento, ma che si proponga "un’apertura, un radicale cambiamento della città riprendendo alcuni punti saldi, magari ridiscutendoli come i progetti di Porta Sud, la risalita di Città Alta, il recupero a polo culturale della caserma Montelungo”.

Sull’ex caserma Fusi spiega il perché quello era il possibile centro che avrebbe unito l’Accademia Carrara, la Gamec, gli orti, i borghi e i parchi: “Dalla Gamec si sarebbe passati attraverso il parco Suardi alla Montelungo e da lì, attraverso il parco Marenzi si sarebbe collegato con borgo Santo Spirito e quindi al percorso di Lorenzo Lotto in città”.

Un progetto accantonato che penalizzerà la città? E se Bergamo, dopo tanta fatica e altrettanto impegno non ce la facesse?

E’ ancora Fusi a rassicurare: “Non importa, un processo simile fa solamente bene alla città, innesca dei dialoghi profondi, fa sognare e proietta nel futuro Bergamo”. 

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