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Tedeschi Trucks: che grande band!

Entusiasmo, bellezza, voglia di suonare: così Brother Giober sintetizza il doppio live "Everybody’s talkin’" di Susan Tedeschi, Dereck Trucks e altri 9 elementi "per me secondi solo alla E Street Band a agli Allman Brothers Band". Jammin' la play list della settimana.

Giudizio:

* era meglio risparmiare i soldi e andare al cinema

** se non ho proprio altro da ascoltare…

*** niente male!

**** da tempo non sentivo niente del genere

***** aiuto! Non mi esce più dalla testa

 

 

ARTISTA: Tedeschi Trucks band

TITOLO Live – Everybody’s talkin’

GIUDIZIO: ****1/2

Mi sembra già di sentirlo il direttore di Bergamonews che dice spazientito: “’sto Brother Giober non funziona, continua a recensire dischi di artisti sconosciuti che nessuno ascolterà mai. Prima o poi (più prima che poi) dovrò dirgli di fare le valigie”. Dopodiché, smessi i panni ufficiali, andrà a casa e, incuriosita, si metterà le cuffie e si sparerà nelle orecchie questo meraviglioso disco pensando che la recensione non le farà certo aumentare il numero dei lettori, ma che in fondo non avevo torto a dare così ampio risalto alla band. Poi magari mi manderà via ugualmente….

Il disco esce, per me, inaspettatamente: è sempre la mia consulente musicale preferita (di cui raccontai qualche recensione fa) a prendermi da parte venerdì scorso e dirmi: “E’ uscito un disco bellissimo, lo compri”, e così eccomi qua dopo cinque giorni di ascolto ininterrotto, ammaliato dai suoni ascoltati, a parlarne.

Il disco è doppio, ed è live, la lunghezza dei brani solo in un caso è inferiore ai 6 minuti, quella media è superiore ai 10.

Aggiungete poi che la band compresi i due headliners conta 11 elementi, con una robusta sezione di fiati e due batteristi.

Ma non sono questi gli unici motivi che me lo fanno piacere, ovviamente: il disco trasuda entusiasmo, bellezza, voglia di suonare ed alla fine dell’ascolto non puoi non sentirti totalmente rapito.

Il lavoro nasce dall’incontro di due artisti, Susan Tedeschi e Dereck Trucks, noti negli ambienti del rock blues e delle jam band americane.

Lei è una delle migliori chitarriste in circolazione, uomini compresi, e ha una voce che ricorda quelle di Bonnie Raitt e di Janis Joplin. Autrice di una serie di album tutti di buona fattura, influenzati dal blues, dal gospel e dal rock, ha avuto numerose nominatios ai Grammys Dereck.

Trucks è forse il miglior interprete della slide guitar che si possa trovare in giro, e oltre che leader della Dereck Trucks Band ha suonato quale membro permanente con la Allman Brothers Band. Il successo, e con esso una certa riconoscibilità anche fuori dai confini statunitensi, lo ha raggiunto con l’ultimo bellissimo album Roadsongs.

Poi succede che i due convolino a giuste nozze e uniscano oltre che i cuori anche i destini professionali. E così, dopo un primo breve tentativo che culmina con la nascita della Derek Trucks & Susan Tedeschi’s Soul Stew Revival che già nel 2007 portava in giro un carrozzone itinerante che cercava di fondere rock, blues, soul, R&B, nasce la Tedeschi Trucks Band che pubblica un primo album di studio nel 2010, Revelator, che si aggiudica un Grammy nel 2011, ed un secondo, questo, dal vivo.

La band oggi rappresenta uno dei più eccitanti ensemble di musicisti sulla piazza, per me secondi solo alla E Street Band a agli Allman Brothers Band.

Cerco di rendervi l’idea della loro musica: prendete un quarto di Live at Fillmore della Allman Brothers Band, un quarto di Waiting for Columbus dei Little Feat, un quarto di One More from the Road dei Lynyrd Skynyrd e un quarto di Joplin in Concert di Janis Joplin shakerate bene e otterrete quanto vi vado a descrivere.

Esagero? Mah! Provate l’ascolto e mi direte.

Il disco è composto da molti brani originali inframmezzati da alcune covers.

Si inizia con Everybody’s talkin’, proprio quella di Neil Finn, nota per aver fatto parte della colonna sonora di Un Uomo da Marciapiede. La versione è stravolta rispetto l’originale: roccata, funky, con un’interpretazione vocale di Susan Tedeschi da brividi, i fiati torrenziali e la slide di Dereck Trucks a menare le danze. Farete fatica a riconoscerla ma l’effetto finale sarà sorprendente.

A seguire uno dei capolavori assoluti del disco: introdotto da Swamp Raga Intro With Little Martha, ossia un’improvvisazione sul brano del maestro Duane Allman, ecco Midnight in Harlem, oltre dieci minuti di beatitudine assoluta, atmosfere rarefatte, notturne, organo e fiati ad offrire un tappeto sonoro ideale sul quale Susan tesse le fila di una melodia straordinaria e sullo sfondo la voce di Mike Mattison, per un risultato finale difficile da descrivere a parole (scritte). Sono cinque giorni che ascolto questo brano senza essermene ancora stancato.

Il ritmo riprende con la successiva Learn How to Love, un possente rock blues grazie al quale il gruppo ha vinto un Grammy, con le chitarre elettriche in primo piano e i fiati che vagano impazziti, Susan arrocchisce la voce e il ritmo si fa indiavolato, uno splendido assolo di sax nel mezzo della esibizione contribuisce a rendere il tutto fuori dalla norma.

Bound for Glory, è firmata dal trio Mattison/Tedeschi/Trucks e faceva già bella mostra di sé sul disco di esordio della band. La versione dal vivo è dilatata, e dura oltre i dieci minuti, il ritmo è alto, cori e fiati impreziosiscono la versione che rappresenta uno degli apici del disco. Il riferimento immediato è quello alle grandi jam band, Allman Brothers Band e Phish prime fra tutte. La lunghezza del brano dà modo ai musicisti di sfoggiare le loro qualità tecniche.

Rollin’ and Tumblin’ è un boogie indiavolato di Elmore James con i fiati a marchiare il refrain e gli interventi di chitarra a rendere il tutto ancor più bollente e lei, Susan, sembra proprio Janis.

Nobody’s Free è un brano composto dai “due colombi”, rimasto fuori dalla track list del primo album, ma comunque bello. Qui i due duellano sino alla fine, lei con la sua voce al vetriolo e lui con la sua chitarra, che vaga libera da schemi.

Darling Be Home Soon, chiude la prima parte del live ed è la riproposizione di un vecchio brano dei Lovin’ Spoonful (famoso gruppo della Bay Area degli anni ’60), già cavallo di battaglia delle esibizioni dal vivo di Joe Cocker. La versione è calda e rilassata, con influenze gospel e anche in questo caso si superano i dieci minuti di durata.

La seconda parte del brano è tutto nelle dita e nelle corde della chitarra di Dereck Trucks ed anche qui è come se Duane Allman fosse sul palco.

That Did It è un blues lento, di atmosfera, già nel repertorio di alcuni mostri sacri del passato (Bobby “Blue” Bland), che vive sulla grande interpretazione vocale di Susan Tedeschi.

Uptight è stato il primo hit di Stevie Wonder. La versione è inizialmente solo carina e forse troppo rispettosa dell’originale. Poi però i minuti scorrono all’insegna dell’improvvisazione pura con tutti i musicisti a farci capire perché sono considerati tra i migliori in circolazione. Versione spettacolare!

Love Has Something to Say è puro funky, con la chitarra wah wah protagonista e dispiego di percussioni e cambi di ritmo.

Chiude Wade in the Water ancora una ballatona blues con venature gospel, dove Susan Tedeschi duetta con Mark Rivers e Mike Mattison (voce solista quest’ultimo della Dereck Trucks Band) per un risultato finale molto vicino alle cose migliori di Ry Cooder.

Che dire? Trovo questo disco straordinario. Forse avrebbe meritato 5 stelle.

Ancora una volta un sentito grazie al mio consulente preferito.

Brother Giober

SE NON TI BASTA ASCOLTA ANCHE:

Little Feat – Waiting for Columbus

The Allman Brothers Band – At Fillmore East

The Marshall Tucker Band – Searchin’ for a Rainbow

ALTRO (dischi dimenticati, nascosti e meritevoli di menzione, oppure no)

Warren Haynes Band – Live at the Moody Theater **** Il chitarrista dei Gov’t Mule e della Allman Brothers Band ci regala un doppio live spettacolare marchiato Stax. La musica è potente, il suono diretto e i musicisti eccelsi. Soul, blues e jazz miscelati alla perfezione. Anche qui i brani sono di una lunghezza di altri tempi e tra tutti svetta l’omaggio agli Steely Dan di Pretzel logic e la versione di A Man in Motion, title track dell’ultimo album in studio

Of Monsters and Men – My Head is an Animal ***1/2 . Sono giovani e vengono dall’Islanda e sono lontani mille miglia dalle sonorità dei Sigur Rios o di Bjork. Diversamente fanno una musica fresca e diretta, fatta di canzoni influenzate dal folk, da sonorità vicine ai Decemberists e ai primi U2. Dopo aver vinto un festival per giovani band islandesi nel 2010 sono partiti alla volta degli Stati Uniti dove sono già un piccolo caso. Però sono bravi e il successo è meritato. Da tenere d’occhio.

Graham Parker and the Rumour– The Parkerilla **** Uno dei più coinvolgenti live della storia della musica rock. Benché nato artisticamente ai tempi del punk, Graham Parker ha preso subito le distanze dal genere impregnando la sua musica di sonorità blues ma soprattutto soul. Questa registrazione dal vivo è dinamite allo stato puro, i ritmi sono indiavolati, la sezione fiati torrenziale e lui canta con un trasporto straordinario. Le versioni di Heat Treatment e di Hey Lord Don’t Ask Me a Question sono assolutamente bollenti.

PLAY LIST: Jammin’

Lynyrd Skynyrd – Sweet Home Alabama

The Marshall Tucker Band – Can’t You see

Little Feat – Willin’

The Black Crowes- Hard to handle

CSN&Y– Southern Man

The Allman Brothers Band – Jessica

Phish – Light

Grateful Dead – Truckin’

Los Lobos – This Time

Jefferson Airplane – Somebody to Love

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