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Le finte lacrime del nostro calcio per Piermario Morosini

Mario Giordano, direttore del canale Mediaset all-news TGcom24, nella sua rubrica "Il grillo parlante" su A dedica un articolo a Piermario Morosini, il calciatore bergamasco deceduto durante una partita di calcio a Livorno.

di Mario Giordano

Non dite stupidaggini. Non è vero che “il mondo del calcio si commuove per Piermario Morosini”. Fa finta di commuoversi. Si lava la coscienza. Cerca di nascondersi dietro l’immagine pulita di un ragazzo straordinario, per mascherare la sua giustizia. Cosa c’entra il mondo del calcio con Piermario Morosini, uno che a 25 anni aveva conosciuto più la sofferenza che le veline, più il dolore che i bookmakers, uno che nella sua vita aveva affrontato partite strazianti, di quelle che non ti concedono la possibilità di comprare il risultato. E per questo forse aveva imparato che non si fanno autogol per denaro. Bastano e avanzano quelli che ti infligge il destino…

La vita e la morte di Piermario Morosini sono una negazione occasionale dei luoghi comuni sul mondo del calcio. Dove sono i milionari facili con i loro capricci? Dove sono i bamboccioni viziati? Dove sono le feste in discoteca, le amicizie pericolose e le auto di grossa cilindrata? Dove sono le gioventù bruciate dei nostri cavalieri della favola rotonda? Non c’è mai stata nessuna favola per Piermario Morosini. Capricci, non ne ha mai fatti: piuttosto li ha dovuti subire da una sorte crudele che gli ha tolto prima i genitori, poi un fratello, l’ha lasciato solo con una sorella disabile cui amorevolmente provvedeva. E poi l’ha portato via mentre giocava, in un giorno di pioggia.

A lui piaceva giocare sotto la pioggia. Era un combattente, la morte per portarselo via ha dovuto lottare. Non s’arrendeva. Cadeva e si rialzava, una sequenza di fotogrammi che non si possono dimenticare. A lui piaceva giocare sotto la pioggia perché nella sua vita non c’è mai stato troppo sole. Giocava in serie B, faceva le vacanze all’isola d’Elba, nessuna amicizia pericolosa. Nelle foto su Facebook l’unico dettaglio fuori dalla norma era il naso. Anche la sua ragazza, ha dimostrato che si può diventare la fidanzata di un calciatore mettendo in mostra più il cervello che il seno.

E allora perché, di fronte a questo ribaltamento totale, il calcio fa finta di commuoversi? Non siamo ipocriti: passato il weekend sabbatico, sono riprese le partite e le polemiche. Ci saranno presto procuratori scatenati, portieri che fingeranno svenimenti, presunti campioni che venderanno i loro tifosi per un pugno di lenticchie. Gli ultrà ricominceranno a pestarsi, le società si metteranno di nuovo in lutto per un rigore dato o non dato, si griderà alla “tragedia” per un fuorigioco mai segnalato. Qualche terzino farà autogol su commissione.

E le partite torneranno ad essere giocate metà sui giornali e metà nei tribunali. Morosini sarà soltanto una lapide allo stadio da dimenticare in fretta. Agli dei del pallone gonfiato, non piacciono i ragazzi normali, come Piermario. Trovano strano che sui campi da calcio ci sia ancora qualcuno che quando sente parlare di valori pensa naturalmente alla vita. E non ai gioielli.

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