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L'intervista

Massiah: “Bene le critiche ma no ai facili slogan Ubi è in buone mani” fotogallery

Victor Massiah, amministratore di Ubi Banca, risponde alla critiche in sala, raccoglie applausi e alla fine convince i soci.

“Alle fine sono i numeri che contano” afferma Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi Banca. E i numeri gli hanno dato ragione. L’assemblea compatta ha approvato il bilancio ed il dividendo: 3.480 voti su 3.500 soci presenti. Quasi un plebiscito. È vero che Giorgio Jannone che aveva sollevato critiche durante l’assemblea aveva invitato a votare a favore, ma la chiave di volta o la svolta dell’assemblea l’ha data proprio Victor Massiah. Ha risposto puntuale ad ogni critica, si è segnato ogni intervento, ha mostrato le slide, insomma: ha convinto i soci per la sua competenza. 

È soddisfatto di come è andata l’assemblea?

Noi siamo una banca fatta di soci e i soci devono vederci chiaro. Le critiche che si fanno devo essere precise e dettagliate, altrimenti si riducono a degli slogan che lasciano poco o nulla e soprattutto confondono. L’assemblea serve proprio per questo. I soci ci hanno rivolto delle critiche, delle domande, e noi abbiamo dato delle risposte.

Molte domande erano proprio dirette alla gestione della banca e c’è chi chiede un cambio della governance. Che cosa risponde?

Userò un paragone calcistico. Da fuori tutti sono capaci di dare dei giudizi, di sollevare delle critiche all’arbitro e ai giocatori, dare consigli e proporre delle tattiche. Ma poi sul campo è un’altra cosa. Lasciamo che la squadra chiuda il suo campionato, ci vuole tempo e poi vedremo. Per quanto riguarda le critiche ci accusano dei costi per le troppe consulenze quando abbiamo speso 90milioni in un anno, il 12% in meno rispetto all’anno precedente e a questa voce si devono ricondurre anche le spese del sistema informatico e legali per il recupero dei crediti. Così come ci è stato chiesto perché abbiamo aumentato le svalutazioni: il rischio reale in questo momento è molto alto e la banca non può correre rischi, deve prepararsi prevenire. Siamo una banca solida, con un grande patrimonio e vogliamo continuare ad esserlo. 

Quindi si sente sereno con un’assemblea dei soci che conferma e rinnova la fiducia alla dirigenza?

Alla fine contano i numeri e i numeri dicono che i soci che hanno ascoltato sottoposto domande e critiche hanno ricevuto risposte esaurienti e chiare: 3.480 soci su 3.500 presenti. Poi c’è chi dice che la banca non va bene, ma le agenzie di rating ci mettono per affidabilità al terzo posto quando siamo il quinto gruppo italiano e il nostro brand è tra i primi cinque in Italia e tra i primi cinquanta nel mondo”.

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