Prima due appalti vinti al ribasso, con sconti tra il 20 e il 30%, poi i lavori, le modifiche in corso d’opera, i costi che lievitano e la presentazione del conto finale: la Dec di Bari che cita l’azienda ospedaliera in tribunale e le chiede qualcosa come 150 milioni di euro. "Però possiamo metterci d’accordo anche su 30" han fatto sapere i fratelli De Gennaro agli Ospedali Riuniti.
Su questo meccanismo adottato anche a Bergamo (che sembra l’esatta fotografia di alcune vicende finite all’attenzione della procura di Bari), sta cercando di far luce con i primi accertamenti anche la magistratura di Bergamo. La procura di piazza Dante tiene ancora un occhio sull’appalto integrativo, ovvero il terzo bando di gara per il nuovo ospedale, quello per i servizi vinto ancora dall’impresa pugliese: in un’intercettazione telefonica di due anni fa, captata dalla Guardia di Finanza di Busto Arsizio, si parlava infatti di una fornitura destinata a quell’appalto.
Ora però gli inquirenti sono anche punzecchiati dalle carte dei colleghi di Bari, dal sospetto di turbativa d’asta che ricorre in più occasioni a carico dei due fratelli De Gennaro arrestati, Gerardo e Daniele, e a carico di Vito De Gennaro, indagato anche lui, volto noto in cantiere a Bergamo e amministratore unico della Dec. Uno dei tre, per di più, sarebbe stato visto da un indagato sul crac San Raffaele, mentre consegnava soldi a Mario Cal, morto suicida, fidatissimo di don Verzè.
C’è un ospedale andato in gara a 340 milioni di euro (suddivisi nei primi due appalti) che finirà per costarne quasi 500. E dire che la Dec si era aggiudicata tutto con ribassi tra il 20 e il 30 %. E’ necessario, per la procura, ricostruire una vicenda ormai decennale, non facile. Ma un tentativo in corso c’è, fosse anche solo per scoprire che a Bergamo è andato tutto liscio e che gli extracosti, i tempi, e la causa in tribunale, rientrano nella norma.
Nel 2002 i progettisti sconfitti avevano previsto tutto (clicca e leggi)
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