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La proposta

Ance: “Regionalizzare il patto di stabilità”

Secondo il presidente di Ance Bergamo, Ottorino Bettineschi: "Il patto di stabilità non è un tabù e non può in questi momenti essere un ulteriore freno alla crescita".

“Il patto di stabilità non è un tabù e non può in questi momenti essere un ulteriore freno alla crescita” ha dichiarato Ottorino Bettineschi, presidente dell’Ance, all’indomani delle segnalazioni di tanti sindaci della nostra Provincia. “I sacrifici che ci vengono imposti devono essere controbilanciati con misure che possano produrre un circuito virtuoso e una rimessa in moto dell’economia – continua Bettineschi -. Quello dello sblocco dei piccoli cantieri è un’istanza che Ance ha ribadito più volte a tutti i livelli, soprattutto perché il patto di stabilità crea vincoli di spesa anche agli enti virtuosi che avrebbero le risorse per procedere all’immediata cantierizzazione di opere necessarie per la difesa del suolo, per la messa in sicurezza degli edifici e per il decoro pubblico, eppure non possono farlo”.

Da mesi l’associazione dei costruttori è impegnata in una campagna di sensibilizzazione su questo tema, peraltro molto sentito dagli enti e che fa eco soprattutto quando a seguito di mancati interventi sul territorio di messa in sicurezza, e non di natura voluttuaria, sono balzate all’onore delle cronache vere e proprie tragedie.

“Garantire la stabilità dei conti pubblici è un fattore imprescindibile, quanto quello di accogliere le misure che l’Europa ci impone: va detto però che quando alcune misure creano stallo, bisognerebbe non alzare le mani ma trovare delle soluzioni, magari di tipo tecnico, che possano garantire le situazioni in cui i fondi ci sono. Tra le varie proposte fatte a livello nazionale da Ance vi è la “regionalizzazione del patto di stabilità”, che è uno strumento che permette sia di liberare a costo zero una parte significativa dei pagamenti per opere pubbliche dovuti alle imprese, sia di assicurare una maggiore sostenibilità della finanza locale in una prospettiva di medio periodo. L’importante è fare presto e trovare una soluzione che non peggiori l’attuale situazione: sempre da stime nazionali di Ance nel solo quadriennio 2008-2012 per i lavori pubblici, il calo si attesta al 37,2%, all’interno di un trend negativo che vede il ridimensionamento dei volumi produttivi del 44,5% se si considera il periodo 2004-2011 – ha proseguito Bettineschi: Questo fattore ha concorso ad una perdita di posti di lavoro in tutta Italia di 250.000 unità dall’inizio della crisi, che sale a 380.000 unità se si considerano anche i settori collegati alle costruzioni”.

Secondo Ance la regionalizzazione del Patto di stabilità interno rappresenta uno dei principali strumenti disponibili oggi per ridurre il fenomeno dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione. Si tratta infatti di uno strumento che permette di liberare a costo zero, per le imprese e per la Pubblica Amministrazione, una parte significativa dei pagamenti per opere pubbliche dovuti alle imprese. Un altro effetto positivo della regionalizzazione è quello di assicurare una maggiore sostenibilità della finanza locale in una prospettiva di medio periodo. Secondo un`indagine realizzata dall’Ance, la regionalizzazione del Patto di stabilità interno da parte di 13 regioni ha consentito di liberare circa 1,2 miliardi di euro di pagamenti nel 2011. L`anno scorso, quindi, la regionalizzazione si e` dimostrata uno strumento molto utile per limitare gli effetti negativi del Patto.

Per il triennio 2012-2014, l`istituto della regionalizzazione del Patto di stabilità interno è stato rafforzato, in particolare con la previsione della possibilità per le Regioni di definire, a partire dal 2013, regole a livello regionale (anche diverse da quelle nazionali) e di introdurre parametri per premiare gli investimenti in conto capitale. Inoltre, entro due anni, è stata prevista l`applicazione del Patto di stabilità interno a tutti gli enti locali. Per questo motivo, l`adozione della regionalizzazione del Patto di stabilita` interno da parte di tutte le Regioni e la definizione di criteri regionali in grado di premiare gli investimenti in conto capitale appaiono irrinunciabili.

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