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Confindustria

“La salute in azienda? Un vantaggio competitivo” fotogallery

Il punto sul progetto Workplace Health Promotion allo stage per insegnanti organizzato da Confindustria Bergamo.

Un’industria moderna, proiettata verso il futuro, con una visione di lungo periodo. E’ quella delineata nello stage organizzato dai Giovani di Confindustria Bergamo per gli insegnanti delle scuole medie e superiori focalizzato sui temi dell’economia sostenibile.

“Investire per il benessere del territorio – ha sottolineato Marco Bellini, presidente dei Giovani Imprenditori – è fondamentale. Le aziende più attente sono da tempo in questa direzione ed è importante far conoscere al mondo della scuola la vitalità del nostro sistema manifatturiero. Parlare di sostenibilità – ha proseguito – non vuol dire solo parlare di green economy, ma affrontare anche aspetti legati alla salute, alla socialità, al dialogo con il territorio”.

Rientra in pieno in questo approccio anche il progetto per creare una rete bergamasca Whp (Workplace Health Promotion) che sta riscuotendo un forte interesse fra le imprese e che vede coinvolta anche Confindustria Bergamo.

Promuovere la salute in azienda – ha aggiunto Marco Bellini – vuol dire mettere le persone nelle condizioni di lavorare al meglio e diventa così un’arma in più a livello competitivo”.

Il progetto è stato lanciato a novembre, dopo essere stato sperimentato da Heineken e Sessamarine, e coinvolge oggi una trentina di aziende e circa 10 mila lavoratori, mentre una decina di imprese dovrebbe entrare presto. L’obiettivo di arrivare a 15 mila lavoratori entro il 2015 potrebbe quindi essere raggiunto e superato. E’ prevista la sperimentazione di buone pratiche aziendali su sei ambiti: l’aiuto a smettere di fumare, interventi qualitativi e di sensibilizzazione sull’alimentazione, sulla promozione dell’attività fisica, la prevenzione di incidenti stradali e mobilità sostenibile, la lotta all’abuso di alcol, il benessere personale e sociale. Sono ben accette anche proposte pratiche provenienti dalle aziende che potranno poi essere messe a disposizione della rete. I cinque maggiori fattori di rischio in termini di perdita di anni di vita in buona salute nelle nazioni ad elevato reddito sono, come hanno spiegato gli epidemiologi dell’Asl di Bergamo Roberto Moretti e Marco Cremaschini, in ordine decrescente il tabacco, l’ipertensione arteriosa, il sovrappeso, la sedentarietà, l’iperglicemia.

In particolare una ricerca condotta nel tempo su oltre 20 mila medici tedeschi ha dimostrato l’efficacia di quattro elementi preventivi come il non aver mai fumato, il peso regolare, l’attività fisica per 3 ore e mezzo a settimana, la dieta sana con poca carne, pane integrale, molta frutta e verdure per abbattere i rischi di cancro, diabete, infarto e ictus. Di qui l’individuazione delle aree di intervento. Il progetto è destinato in prospettiva a coinvolgere anche il mondo della scuola e della ristorazione. L’accreditamento prevede la realizzazione di almeno tre buone pratiche in almeno due aree entro la fine del primo anno, almeno quattro aree tematiche entro la fine del secondo anno e tutte le sei aree entro la fine del terzo anno. L’azienda può così guadagnare in visibilità, prestigio, miglioramento del clima aziendale ma ottenere anche riduzioni di assenze per malattia e riduzione dei premi assicurativi Inail. Un esempio dell’applicazione di buone pratiche è venuto da Carvico e Jersey Lomellina.

“Ben l’80% dei nostri dipendenti ha risposto al questionario anonimo distribuito per conoscere il loro stile di vita”, hanno spiegato Nadia Barelli e Maria Teresa Veronelli, responsabili risorse umane rispettivamente di Carvico e Jersey Lomellina. La prima best practice ha riguardato la lotta contro il fumo, il prossimo intervento riguarderà invece l’alimentazione. Paolo Colombo, responsabile ricerca e sviluppo di Carvico, ha inoltre illustrato i progetti di sostenibilità della filiera produttiva e l’utilizzo di risorse grazie ai quali sono stati ottenuti risparmi significativi del consumo di acqua e di energia e l’abbattimento delle emissioni di Co2. L’azienda, che produce tessuti indemagliabili elasticizzati, ha proposto una nuova linea di costumi che utilizza poliammide 100% riciclato, mentre un altro progetto riguarda la separazione dell’elastan dal poliammide

ROSSANA PECCHI

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